mercoledì 5 dicembre 2018

E allora si vorrà chiedere...

E allora si vorrà chiedere: "Come mai quest'Innocenzo, uomo ormai di mezz'età, continua un genere di vita farsesca, che lo espone a tante accuse infondate?". Mi limito a rispondere che egli fa così perchè è veramente felice, e veramente ilare, e veramente uomo vivo. Si sente così giovane che arrampicarsi sugli alberi dei giardini, ed esibirsi in burle puerili, è ancora per lui, ciò che un tempo fu per noi tutti. E se tornate a domandarmi come mai egli solo fra tutti si compiace di queste inesauribili follie, ho una risposta semplicissima, che tuttavia sarà proprio quella che non persuade. È l'unica risposta possibile; e mi rincresce se non vi piace. Innocenzo è felice per la ragione che egli è innocente.
G.K. Chesterton, Le avventure di un uomo vivo


martedì 27 novembre 2018

Mia nonna avrebbe detto che tutti siamo in esilio...

"mia nonna avrebbe detto che tutti siamo in esilio, e che nessuna casa terrena potrà mai guarirci dalla santa nostalgia che ci tormenta."
Restò zitto un bel pezzo, e con lo sguardo seguì un'aquila che, sola sola, al di sopra del Dito Verde, con pigro remeggio, s'allontanava nel cielo deserto dove l'ombra si faceva più fonda.
E poi disse: "credo che vostra nonna avesse ragione" e s'alzò appoggiandosi al rastrello tutto intrecciato d'erbacce. "credo debba esser cotesto il segreto, il mistero della nostra vita così piena d'incanto e d'insoddisfazione. Credo si possa dire anche più. E che molto a ragion veduta Dio ci abbia dato l'amore di certi determinati luoghi, e d'un focolare e d'una terra natia!"
"non ne dubito" risposi. "E sarebbe, cotesta ragione?"
"perchè, altrimenti" disse accennando con la pertica il cielo e le voragini "altrimenti avremmo potuto metterci ad adorare questa roba qui."
"spiegatevi meglio" gli chiesi.
"l'eternità" rispose colla sua voce stonata "il più colossale degli idoli, il più possente tra i rivali d'Iddio."
"volete dire, in altre parole, il panteismo, l'infinito, e roba simile" mi provai a suggerire.
"Voglio dire" rispose con crescente eccitazione "voglio dire che, se per me c'è una casa su in cielo, davanti ad essa deve esserci un lampione tinto di verde e una siepe, o qualche cosa di concreto e inequivocabile come un lampione verde e una siepe. E voglio dire che Dio mi ha ordinato d'amare e di servire un determinato luogo, e m'ha fatto fare, in onore di esso, una quantità di cose anche bizzarre, affinchè cotesto luogo potesse servirmi a testimoniare, contro tutti gl'infiniti e tutti i sofismi, che il Paradiso è in una data località e non dappertutto: è qualche cosa di preciso e non già qualsiasi cosa. E in fin dei conti non sarei troppo stupito se, davanti alla mia casa si un cielo, ci fosse davvero un lampione verde."
G.K. Chesterton, Le avventure di un uomo vivo

sabato 24 novembre 2018

Non nego...

"Non nego" diceva "che debbano esserci i preti per rammentare agli uomini che un giorno dovranno morire. Dico soltanto che, in certe epoche strane, è necessaria un'altra specie di preti, chiamati poeti, per ricordare agli uomini che ancora non sono morti. Ma gl'intellettuali fra cui vivevo, non erano vivi nemmeno quel tanto che ci vuole per aver paura della morte. Non avevan sangue abbastanza nemmeno per esser codardi. Finchè non si metteva loro sotto il naso la canna d'una pistola, non si rendevan conto d'esser nati. In certe epoche piene di senso dell'eterno, potrà esser stato vero che la vita consisteva nell'imparare a morire. Ma è altrettanto vero che, per quei poveri topi bianchi, la morte era la sola occasione che avevano per imparare a vivere".
G.K. Chesterton, Le avventure di un uomo vivo

giovedì 22 novembre 2018

Disgustato fino al vomito...

Disgustato fino al vomito d'un pessimismo che non resisteva alla prova della pistola, diventò una specie di fanatico della gioia di vivere. Investiva in pieno tutta la gente musona. Era allegro, ma non spensierato. Le sue burle eran molto più serie di pure e semplici spiritosaggini. Non era ottimista nel senso idiota nel credere che la vita stia tutta nel trincar birra e giuocare alle bocce; ma pareva convintissimo che nel bere e giuocare alle bocce stia la parte più seria dela vita.
G.K. Chesterton, Le avventure di un uomo vivo

mercoledì 21 novembre 2018

Anche uno scheletro...

Anche uno scheletro muta complessione, se va continuamente a pranzo fuori. Ma non volevo dir questo: volevo dire che ho cominciato un pochino ad intendere il significato della morte, e del teschio con le ossa incrociate, e del memento mori. Che voglion non soltanto ricordarci la vita futura, ma anche la vita presente. Col nostro spirito fiacco, empiremmo della nostra decrepitudine l'eternità, se non fossimo mantenuti giovani dalla morte. La Provvidenza ci ha tagliato l'immortalità a pezzetti, come la nutrice taglia a bastoncelli il pane imburrato al bambino.
G.K. Chesterton, Le avventure di un uomo vivo

martedì 20 novembre 2018

Voglio serbare...

Voglio serbare quelle palle per i pessimisti: pillole per persone pallide. E andrò pel mondo come una sorpresa meravigliosa: dondolandomi oziosamente come il pappo del cardo, arrivando tacito come l'alba, inaspettato come il fulmine, irrevocabile come il venticello che passa. Non voglio che la gente mi aspetti come s'aspetta un burlone famoso. I miei doni debbono giungere vergini e violenti: la morte, e la vita dopo la morte. Punterò la pistola alla tempia dell'Uomo Moderno. Non già per ucciderlo, ma per farlo rinascere alla vita. Comincio a vedere un significato nuovo nell'essere lo scheletro al banchetto.
G.K. Chesterton, Le avventure di un uomo vivo

lunedì 19 novembre 2018

Quando uno è giovane...

Quando uno è giovane, quasi sempre si rimette in qualcuno, come nel depositario di tutte le verità conosciute: in qualcuno che sappia tutto, ammesso che si possa sapere.
Tale eravante per me; e parlavate con autorità, e non come gli scribi. Nessuno avrebbe potuto confortarmi se, a vostro parere, non fosse stato possibile conforto. E se voi dicevate che non c'era altro che il nulla, per me era come se il nulla l'aveste constatato con i vostri occhi. Non capite che era necessario, per me, comprovare che non dicevate sul serio; o altrimenti buttarmi giú dal canale?"
G.K. Chesterton, Le avventure di un uomo vivo

domenica 18 novembre 2018

Anche per lui...

Anche per lui, come per la maggior parte della gioventù di quel tempo, le stelle erano qualche cosa di crudele. Benché ogni notte si riaccendessero nella gran cupola, costituivano un mistero colossale e deforme; scuoprivano la nudità della natura, erano il balenìo delle ruote e delle pulegge che stanno dietro le scene. Perchè in quell'epoca malinconica, i giovani credevano che la macchina producesse il dio. E non sapevano che, in realtà, la macchina procede essa dal dio. In breve: erano tutti pessimisti; e la luce delle stelle per loro era qualcosa di atroce: atroce perchè vera. Tutto il loro universo era nero di macchie bianche. 
G.K. Chesterton, Le avventure di un uomo vivo

sabato 17 novembre 2018

Mi sono innamorato una quantità di volte...

Mi sono innamorato una quantità di volte, senza mai venire a capo di nulla, perchè avevo sempre presente la mia incostanza. Ho avuto delle opinioni, senza mai avere la faccia di applicarle, perchè le cambiavo un'infintà di volte. Questo è quanto amico caro. Non possiamo aver fiducia in noi stessi e non ci possiamo fare niente.
G.K. Chesterton, Le avventure di un uomo vivo

venerdì 16 novembre 2018

Sono addomesticato...

Sono addomesticato, invece. Completamente addomesticato; la bestia più addomesticata che strisci sul mondo. Bevo troppo whisky, e della stessa qualità, alla stess'ora, tutte le notti. Vo sempre al solito numero di bar, e incontro sempre le solite donnacce col viso violetto. Sto ad ascoltare sempre lo stesso numero di storielle grasse che generalmente son sempre le stesse. Inglewood, rassicurate pure i miei amici; avete davanti a voi una persona che la civiltà ha addomesticato completamente.
G.K. Chesterton, Le avventure di un uomo vivo


lunedì 5 novembre 2018

QUINTO CORO

L'idolo non corrisponde
in modo proprio esauriente
alla domanda dell'uomo
cui si pretende risposta.

L'idolo non ti mantiene
le sue illusorie promesse:
è solo un particolare
che si pretende totale.

La didascalica storia
che noi vi abbiamo narrata
serva alla vostra memoria:
ché la ragion sia salvata.
Antonio De Petro, Il Questore



domenica 4 novembre 2018

QUARTO CORO

La realtà è chiara,
ché non contiene
l'ambiguità.

E' l'evidenza
della natura
che dà risposta.

Coi preconcetti
la volontà
la rende ambigua.

C'è soluzione,
senza incertezze,
nel positivo.

Ecco il problema:
la volontà
che accetta o nega.

Di fronte al fatto,
c'è da aderire:
questa è ragione.

Giovani cuori,
c'è da rischiare
la libertà.

La causa c'è,
ma il tuo cervello
non la misura.

Se la misuri,
sei idolatra,
ché scegli te.

L'idolo vive
nella ragione
che si pretende.
Antonio De Petro, Il Questore


sabato 3 novembre 2018

La lattina di birra...

"Non c'è nulla da fare. Secondo me, la colpa non è di nessuno. Questo è un mistero e tale rimane. Qui c'entra un essere superiore, qualcuno che noi non conosciamo e che pure esiste"

"Qui uno ha sparato" lui disse. "Non ci sono storie. E lei deve trovarlo. Chi vuole che sia stato? Un marziano? O un miracolo? Son cose che non esistono."

"Cosa diranno i suoi superiori? ciò che lei deve ottenere è l'esito: trovare un colpevole. Lo trovi. Che sia un mistero o no, non interessa: è il risultato che conta".

"Senta. Io ho organizzato tutta la mia vita perchè non mi accadesse nulla. Adesso vuol distruggere lei tutto quello che mi son costruito, compromettendomi in questa faccenda e facendomi perdere tempo prezioso? Questo caso non mi interessa. E neppure di chi sia la colpa. Mi lasci solo in pace."

La lattina di birra era vuota: la fece dondolare fra le dita e, sebbene accorto che essa era a secco, ne scolò il nulla, come per abitudine o come per l'inconscia presa di coscienza di una pretesa illimitata nei confronti del limite.
Antonio De Petro, Il Questore


venerdì 2 novembre 2018

TERZO CORO

Se il caso si fa addirittura più grave,
non può il potere lasciarlo, alla lunga:
"Non c'è risposta? Eliminate il tutto,
oppur fittizia date la risposta."
Riduce la domanda e non l'arresta,
con piccole risposte a sua misura.

Dentro lo rode un tarlo e, allor, decide
di eliminarlo totalmente e sempre.
Voi, giovani, imparate a non tradire
la verità che chiama in fondo al cuore.
Non ripetete più l'error dei padri,
né l'egoismo chiuso delle madri.

Vedrete che, a negare la domanda,
si indebolisce la ragione umana;
le conseguenze sono: l'impotenza
civile e l'insipienza negli studi,
nonchè l'effemminarsi dei costumi.
Ciò che è evidente non si può negare.

E' Dio che vive in cuore a chi ha vent'anni,
con l'evidenza di realtà non vista:
se c'è quest'ansia, c'è Chi ve l'ha posta.
Se ci son queste tre persone uccise,
c'è un assassino, un'efficiente causa:
richiede l'evidenza una presenza.

La storia, che vi andiamo ora a finire,
vuol, con coraggio, ancor salvarci tutti
dagli insensati suonator di trombe
che, nell'infido lor determinismo,
bloccano l'uso della libertà,
diseducata già sui banchi di scuola.

C'è la risposta. C'è con la domanda,
che è profezia e promessa di risposta.
L'atarassia dell'uomo guarda altrove,
c'è poi chi nega che il problema esista
e infine c'è chi vuol porsi a risposta.
Queste e altre tesi, allor, vedrem qui vive.
Antonio De Petro, Il Questore


giovedì 1 novembre 2018

SECONDO CORO

Costoro non hanno negato
che qualche domanda ci fosse.
La loro pretesa è ridurla
secondo l'angustia misura
che può la loro scienza capire.

C'è un inconfessato apriori
nelle posizioni che hai viste,
lettore: per loro, è impossibile
che un' intelligenza più grande
senza il logos loro si muova.

Pareva realista. E soltanto
nel soggettivismo nuotava
di un interpretare costretto
dal piccolo istante presente.
Dipendere: è già ragionare.

Com'era con l'uva la volpe,
elùdi anche tu la domanda
poichè non puoi dar la risposta.
Riduci a te, allor, la domanda
e sei, così, pago del nulla.


Ciascun desìo frusta sarebbe,
se anche un evento banale
senz' una risposta restasse.
Anche queste morti hanno un senso:
ma non lo contien la tua mente.

Vedrete, lettori, che accade.
Leggete voi, giovani menti,
il sèguito di questa storia.
Vi sono più cose nel cielo
di quante nel nostro cervello.
Antonio De Petro, Il Questore


martedì 30 ottobre 2018

PRIMO CORO

C'è una domanda nell'uomo.
C'è una risposta nel mondo.
C'è una domanda infinita,
c'è una risposta infinita.

Quella domanda è inquietante,
ma la risposta ci scomoda:
il nostro cuore fottuto
vuole ridurle, perciò.

In tanti modi il cervello
riduce a sé anche il mistero:
ei si pretende misura
di fatti a lui più grandiosi.

Razionalismo, estetismo,
ideologia, sentimento:
ecco le vie al pregiudizio
della débâcle borghese.

Ora seguite, signori,
il nostro breve racconto.
Voi, menti giovani aperte,
per il futuro imparate.

Antonio De Petro, Il Questore




lunedì 22 ottobre 2018

Se vedi li occhi miei di pianger vaghi

Ma tu, foco d’amor, lume del cielo,

questa vertù che nuda e fredda giace,
levala su vestita del tuo velo,
ché sanza lei non è in terra pace
Dante Alighieri, Se vedi li occhi miei di pianger vaghi 


domenica 9 settembre 2018

A esser lì...

A esser lì. Quel che conta, credo, non è trovarsi dove si è più utili, ma là dove si deve essere. È Dio che colma la differenza.
Gilbert Cesbron, I Santi vanno all'Inferno

venerdì 7 settembre 2018

Oh! Quella solitudine...

Oh! Quella solitudine, quando gli stessi compagni di giogo li umiliano! Infatti, si può vivere nella povertà, ma non nel disprezzo...
Gilbert Cesbron, I Santi vanno all'Inferno

giovedì 6 settembre 2018

Erano stati Tarzan...

Erano stati Tarzan per circa due ore; adesso si ritrovavano poveri diavoli con una donna deludente e delusa al loro braccio.
Gilbert Cesbron, I Santi vanno all'Inferno

mercoledì 5 settembre 2018

Nel sacco...

Nel sacco che tenevano sospeso a spalla sembravano portare qualcosa di molto pesante e di morto: la loro giornata.
Gilbert Cesbron, I Santi vanno all'Inferno

martedì 4 settembre 2018

Amare così i volti

Concedimi ogni giorno d'amare così i volti.
Gilbert Cesbron, I Santi vanno all'Inferno

martedì 24 luglio 2018

Ma noi, gli ultimi, ti aspettiamo...

Ma noi, gli ultimi, ti aspettiamo. Ti aspettiamo ogni giorno, a dispetto della nostra indegnità e d'ogni impossibile.
Giovanni Papini, Storia di Cristo

lunedì 23 luglio 2018

Ha una responsabilità verso il suo popolo...

Ma una responsabilità verso il suo popolo e tutti i popoli. Responsabile è colui che può rispondere, che sa rispondere, che infine, chiamato a faccia, risponde.
Giovanni Papini, Storia di Cristo

domenica 22 luglio 2018

Pochi hanno l'ardimento di chiedere a se stessi...

Pochi hanno l'ardimento di chiedere a se stessi: Chi sono? E ancora meno sono quelli che possono rispondere. La domanda: Chi sei? è la più grave, che un uomo possa rivolgere ad un uomo. Gli altri sono, per ciascuno di noi, un mistero chiuso, anche nei tormenti supremi della passione, quando due anime tentano disperatamente di essere un'anima sola. Ma siamo tutti, anche noi stessi, un mistero. Viviamo ignoti, tra ignoti. Molte delle nostre miserie nascono da questa universale ignoranza. 
Giovanni Papini, Storia di Cristo

mercoledì 27 giugno 2018

Noi, stranieri in patria

Dopo le ultime elezioni politiche l’Italia sta conoscendo un momento molto preoccupante per la vita politica del Paese. Abbiamo oggi un governo che prima ancora di iniziare il proprio mandato si è presentato al Paese minacciando il Presidente della Repubblica, un governo formato da ex contendenti (5 Stelle e Lega), suggellato da un inedito contratto, nel quale non si intende chi sia il burattino e chi il burattinaio. Tutto questo è stato fatto in nome di un non ben precisato cambiamento, ma va ribadito che il cambiamento non è necessariamente positivo.
Siamo molto preoccupati dei primi passi mossi dal Governo ed in particolar modo dalle azioni e dagli atteggiamenti del Ministro dell’Interno e allora oggi vogliamo dire molto chiaramente e senza troppi giri di parole che noi non ci riconosciamo con questo modo di fare politica, noi non ci riconosciamo con i contenuti di questo governo, noi non ci riconosciamo in questa continua violenza di parole e di azioni che hanno come unico scopo quello di metterci l’uno contro l’altro tra fratelli quali siamo, non ci riconosciamo in un governo che vuole fascisti censimenti etnici, noi in poche parole non ci riconosciamo in questo Governo.
Una particolare caratteristica del nostro popolo, tra le tante sancite anche dalla Costituzione, è l’accoglienza, come quella da sempre fatta alle persone che hanno, per esempio, nella storia anche recente, subito danni da terremoti, inondazioni, qui nel nostro Paese o altrove. Questo movimento popolare, che è sempre esistito, si è dotato anche di strumenti, sempre incoraggiati dalla Costituzione, come Associazioni, Onlus, ONG, ecc. Ha dato vita a alcuni esempi di quei “corpi intermedi” che promuovono nel nostro convivere sociale e politico esperienze di solidarietà.
Ci preoccupa molto che, in nome della nostra sicurezza, si impedisca il soccorso a persone che rischiano la vita nel trasferirsi da altri paesi, nei quali l’unica sicurezza è la morte propria e dei propri cari. Se guardiamo la storia, quanti italiani sono stati migranti, quante persone hanno cercato altrove ciò che qui non era possibile trovare?
Certo, non possiamo ignorare le difficoltà che una così impegnativa convivenza tra persone residenti e persone, spesso in transito, generano. Certo, si verificano confronti tra culture, religioni, modi di essere molto distanti. Ma se si ha desiderio di ascolto, atteggiamento di compassione, se, in una parola, l’altro non è aprioristicamente il nemico, allora cambia il modo, si può fare una politica sull’accoglienza, si può generare un modo di essere più umano.
E non si dica che questo va rigettato come “buonismo”: al contrario, è a partire da un’identità certa che ci si può rapportare positivamente con le altre, salvaguardando i diritti e le aspettative di ognuno. Se, invece, contro l’altro ci viene consentito addirittura di armarci per difenderci, allora siamo davvero su un altro pianeta. Se, sia sul piano nazionale che su quello internazionale, l’Italia limita o addirittura, come sembra, rinuncia a svolgere una funzione di soccorso e aiuto, allora ci troviamo, improvvisamente, in un altro paese. Ci sentiamo noi stessi stranieri in patria.

21 giugno 2018, Pane Pace Lavoro

http://panepacelavoro.com/noi-stranieri-in-patria/

mercoledì 20 giugno 2018

Chi non può o non vuol servire...

Chi non può o non vuol servire è segno che non ha nulla da dare: è infermo, impotente, imperfetto, vuoto. Ma il genio non è quello vero se non trabocca a beneficio degli umili. 
Giovanni Papini, Storia di Cristo

sabato 16 giugno 2018

Il libro, certo...

"Il libro, certo, sembrerà lungo ai lettori moderni, più avvezzi ai biscottini leggeri che ai pani casalinghi d'un chilo, ma i libri, come i giorni, son lunghi o brevi secondo come si riempono."
Giovanni Papini, Storia di Cristo

venerdì 15 giugno 2018

Perfin le bestemmie...

"Perfin le bestemmie sono un involontario ricordo della sua presenza."
Giovanni Papini, Storia di Cristo

mercoledì 13 giugno 2018

L’Italia, a mio avviso, deve essere nel mondo portatrice di pace

Dobbiamo prepararci ad inserire sempre più l’Italia nella comunità più vasta, che è l’Europa, avviata alla sua unificazione con il Parlamento europeo, che l’anno prossimo sarà eletto a suffragio diretto.
L’Italia, a mio avviso, deve essere nel mondo portatrice di pace: si svuotino gli arsenali di guerra, sorgente di morte, e si colmino i granai sorgente di vita per milioni di creature umane che lottano contro la fame. Il nostro popolo generoso si è sempre sentito fratello a tutti i popoli della terra. Questa la strada, la strada della pace che noi dobbiamo seguire.
Sandro Pertini, 9 luglio 1978

martedì 12 giugno 2018

Tra i governanti, quanti perfetti e inutili buffoni!

Povera patria! Schiacciata dagli abusi del potere
di gente infame, che non sa cos'è il pudore,
si credono potenti e gli va bene quello che fanno
e tutto gli appartiene.
Tra i governanti, quanti perfetti e inutili buffoni!

Questo paese è devastato dal dolore...
Ma non vi danno un po' di dispiacere
quei corpi in terra senza più calore?
Non cambierà, non cambierà
non cambierà, forse cambierà.
Ma come scusare le iene negli stadi e quelle dei giornali?
Nel fango affonda lo stivale dei maiali.
Me ne vergogno un poco e mi fa male
vedere un uomo come un animale.
Non cambierà, non cambierà
sì che cambierà, vedrai che cambierà.
Si può sperare che il mondo torni a quote più normali
che possa contemplare il cielo e i fiori,
che non si parli più di dittature
se avremo ancora un po' da vivere...
La primavera intanto tarda ad arrivare.


lunedì 29 gennaio 2018

Il pane è fatto...

"Il pane è fatto da molti chicchi di grano" disse Pietro "perciò esso significa unità. Il vino è fatto da molti acini d'uva, e anch'esso significa unità. Unità di cose simili, uguali, utili. Quindi anche verità e fraternità, sono cose che stanno bene assieme."
Ignazio Silone, Vino e pane

domenica 28 gennaio 2018

In ogni tempo...

"In ogni tempo e in qualunque società l'atto supremo dell'anima è di darsi, di perdersi per trovarsi. Si ha solo quello che si dona."
Ignazio Silone, Vino e pane

venerdì 26 gennaio 2018

Lavorando assieme...

"Lavorando assieme nei giorni seguenti, egli ogni tanto s'interrompeva per parlarmi. M'insegnò che finchè si vive, nulla è irreparabile. Nessuna condanna è mai definitiva. Mi spiegò anche che, senza dubbio, non bisogna amare il male, ma, purtroppo, il bene spesso nasce dal male, e che probabilmente non sarei mai diventato un uomo senza passare per quelle infamie e quegli errori per i quali ero passato."
Ignazio Silone, Vino e pane

giovedì 25 gennaio 2018

La maggior differenza tra noi...

"La maggior differenza tra noi consiste forse nel fatto che essi credono in un Dio domiciliato sopra le nuvole, seduto sopra una poltrona dorata e vecchissimo; mentre io sono persuaso che Egli è un ragazzo, veramente in gamba e sempre in giro per il mondo."
Ignazio Silone, Vino e pane

mercoledì 24 gennaio 2018

Noi apparteniamo a due generazioni differenti...

«Noi apparteniamo a due generazioni differenti» disse Don Paolo, «ma alla stessa specie di giovani. Essa si riconosce dal fatto che prende sul serio i princípi professati dai padri, o dai maestri, o dai preti. Questi princípi sono proclamati come i fondamenti della società, ma è facile constatare che il funzionamento reale di questa li contraddice o li ignora. I più, gli scettici, vi si adattano, gli altri diventano rivoluzionari.»
Ignazio Silone, Vino e pane

martedì 23 gennaio 2018

Si vive nel provvisorio...


«Si vive nel provvisorio» disse. «Si pensa che per ora la vita va male, per ora bisogna arrangiarsi, per ora bisogna anche umiliarsi, ma che tutto ciò è provvisorio. La vera vita comincerà un giorno. Ci prepariamo a morire col rimpianto di non aver vissuto. A volte quest'idea mi ossessiona: si vive una sola volta e quest'unica volta si vive nel provvisorio, nella vana attesa del giorno in cui dovrebbe cominciare la vera vita. Così passa l'esistenza.»
Ignazio Silone, Vino e pane

lunedì 22 gennaio 2018

Il solo "impegno"...

Il solo "impegno" degno di rispetto è quello che risponde a una vocazione personale.
Ignazio Silone, Vino e pane (nota dell'autore)