"Che
cosa ti trattiene allora? la coscienza? il presentimento del rimorso?"
"Oh la
coscienza! Povero ferravecchio. Sì, la coscienza, per tanti secoli ha reso,
agli uomini, inestimabili servigi, anche lei tuttavia ha dovuto adeguarsi ai
tempi, adesso è trasformata in un qualcosa che le assomiglia solo vagamente,
qualcosa di più semplice, più standard, più tranquillo, direi, di gran lunga
meno impegnativo e tragico."
"Se
non ti spieghi meglio..."
"Una
definizione scientifica ci manca. Volgarmente lo si chiama conformismo. E’ la
pace di colui che si sente in armonia con la massa che lo attornia. Oppure è
l’inquietudine, il disagio, lo smarrimento di chi si allontana dalla norma."
"E
questo basta?"
"Altro, se basta! E’ una forza tremenda, più potente dell’atomica. Naturalmente
non è dovunque uguale. Esiste una geografia del conformismo. Nei paesi
arretrati è ancora in fasce, in embrione, o si esplica disordinatamente, a suo
capriccio, senza direttive. La moda ne è un tipico esempio. Nei paesi più
moderni, invece, questa forza si è ormai estesa a tutti i campi della vita, si è
completamente rassodata, è sospesa si può dire nell’atmosfera stessa: ed è
nelle mani del potere."
Dino Buzzati, La parola proibita