"La terra allora sarà diventata piccola e su di essa andrà saltellando l’ultimo uomo, colui che renderà tutto piccino. La sua schiatta è indistruttibile come la pulce di terra; l’ultimo uomo campa più a lungo di tutti. “Noi abbiamo inventato la felicità” dicono gli ultimi uomini (e ammiccano). Hanno abbandonato le regioni dove la vita era dura, perché c’è bisogno di calore; si ama ancora il vicino e ci si strofina a lui, perché c’è bisogno di calore. Ammalarsi ed essere diffidenti è per essi una colpa: c’è da essere guardinghi su dove si mettono i piedi. Pazzo chi ancora incespica sulle pietre o negli uomini! Ogni tanto, un po’ di veleno qui, un po’ di veleno là: esso fa sognare gradevolmente. E, alla fine, molto veleno, per gradevolmente morire. Si lavora ancora, poiché il lavoro è un modo di passare il tempo; ma si cerca di fare in maniera che questo svago non affatichi troppo. Non si diventa più né poveri né ricchi: entrambe le situazioni sono troppo impegnative. Chi vuole ancora dominare? Chi vuole ancora obbedire? L’una e l’altra cosa sono troppo impegnative. Nessun pastore e un solo gregge! Tutti vogliono la medesima cosa, ognuno è uguale; chi dissente va diritto al manicomio. “In altri tempi tutti erano pazzi” dicono i più raffinati (e ammiccano); “oggi si è saggi e si sa tutto ciò che è accaduto”: così, non si finisce mai di sorridere. C’è ancora chi s’arrabbia; ma si rappacifica presto, per non sciuparsi lo stomaco. Si possiedono la piccola gioiuzza per il giorno e il piccolo piaceruzzo per la notte: ma sempre badando alla salute. “Noi abbiamo inventato la felicità” dicono gli ultimi uomini (e ammiccano).
Friederich Nietzsche, Così parlò Zarathustra, prologo 5
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