FP. Bene. Lei avrà letto il Vangelo. Perché quella gente ha lasciato moglie, figli, barche, reti per seguirlo? Era l’unico del quale si sentivano compresi come uomini. E, inoltre, Cristo dimostra autorità morale e superiorità in ogni occasione. Arrivava alla sera stanco di guarir gente, comandava ai venti e al mare. Conosceva, fino in fondo al cuore, gli uomini e le donne che incontrava: perciò essi si abbandonavano a lui. Sapeva parlare in modo che tutti capissero, pur dicendo cose profondissime. Era una personalità senza paragone. Con lui, si stava bene.
M. Era quasi così col Pasquale.
FP. Con Cristo di più. C’era, in lui, qualcosa d’inspiegabile. Un margine indefinibile.
M. Ecco. É proprio questo che era grande col Pasquale.
FP. Ma, con Cristo, è Dio che si è fatto uomo. Che si è fatto carne: materia per la sofferenza.
M. Vede. Io non ho avuto visioni particolari per convincermi a venire qui da lei. Ma ho proprio incontrato, invece, uno così. O quasi. E anche lui mi parlava di Cristo in questo modo.
FP. L’aspetto più affascinante di Cristo è il perdono: ha perdonato anche a chi lo stava uccidendo.
Antonio De Petro, Fuor della vita è il termine
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