"mia nonna avrebbe detto che tutti siamo in esilio, e che nessuna casa terrena potrà mai guarirci dalla santa nostalgia che ci tormenta."
Restò zitto un bel pezzo, e con lo sguardo seguì un'aquila che, sola sola, al di sopra del Dito Verde, con pigro remeggio, s'allontanava nel cielo deserto dove l'ombra si faceva più fonda.
E poi disse: "credo che vostra nonna avesse ragione" e s'alzò appoggiandosi al rastrello tutto intrecciato d'erbacce. "credo debba esser cotesto il segreto, il mistero della nostra vita così piena d'incanto e d'insoddisfazione. Credo si possa dire anche più. E che molto a ragion veduta Dio ci abbia dato l'amore di certi determinati luoghi, e d'un focolare e d'una terra natia!"
"non ne dubito" risposi. "E sarebbe, cotesta ragione?"
"perchè, altrimenti" disse accennando con la pertica il cielo e le voragini "altrimenti avremmo potuto metterci ad adorare questa roba qui."
"spiegatevi meglio" gli chiesi.
"l'eternità" rispose colla sua voce stonata "il più colossale degli idoli, il più possente tra i rivali d'Iddio."
"volete dire, in altre parole, il panteismo, l'infinito, e roba simile" mi provai a suggerire.
"Voglio dire" rispose con crescente eccitazione "voglio dire che, se per me c'è una casa su in cielo, davanti ad essa deve esserci un lampione tinto di verde e una siepe, o qualche cosa di concreto e inequivocabile come un lampione verde e una siepe. E voglio dire che Dio mi ha ordinato d'amare e di servire un determinato luogo, e m'ha fatto fare, in onore di esso, una quantità di cose anche bizzarre, affinchè cotesto luogo potesse servirmi a testimoniare, contro tutti gl'infiniti e tutti i sofismi, che il Paradiso è in una data località e non dappertutto: è qualche cosa di preciso e non già qualsiasi cosa. E in fin dei conti non sarei troppo stupito se, davanti alla mia casa si un cielo, ci fosse davvero un lampione verde."
G.K. Chesterton, Le avventure di un uomo vivo