Anche per lui, come per la maggior parte della gioventù di quel tempo, le stelle erano qualche cosa di crudele. Benché ogni notte si riaccendessero nella gran cupola, costituivano un mistero colossale e deforme; scuoprivano la nudità della natura, erano il balenìo delle ruote e delle pulegge che stanno dietro le scene. Perchè in quell'epoca malinconica, i giovani credevano che la macchina producesse il dio. E non sapevano che, in realtà, la macchina procede essa dal dio. In breve: erano tutti pessimisti; e la luce delle stelle per loro era qualcosa di atroce: atroce perchè vera. Tutto il loro universo era nero di macchie bianche.
G.K. Chesterton, Le avventure di un uomo vivo
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