(In cui
Pasquale Chieffo
Continua a parlare
- anche d’amore, sì;
ma quì non c’entra la Peverelli –
coi suòi cinque commensali
- dei quali non si ripòrtano mai
le parole, che sono tuttavia intuìbili –
e racconta fatti che non saprà
chi non li leggerà
o non se li farà leggere.)
La cosa più importante per essere lieti non è il non far fatica, Vito. È sapere dove andare. Non fare come il Cecato!
Tu vuoi, tu vuoi! Non è quello che tu vuoi. Nella vita si voglion tante cose e si crede che la felicità sia lì. Poi resta l’amaro in bocca.
Proprio. Perfetto: come le donne!
Però, ti dirò che amar davvero una donna è molto più vicino a quello che intendo io che qualsiasi altra cosa. Non c’è di meglio.
No, no. Appunto: ciò che è più vicino è anche più pericoloso. Perché lo si può facilmente confondere con lo scopo vero. È l’ambiguità delle cose umane. Tu, Filippo, mi capisci? Sai cos’è l’analogia? Tu, dottore, lo sai?
Ecco: tutta la realtà è analogica. È una scala che si avvicina sempre più all’alto: l’amore per la donna è il gradino più vicino alla meta. Per i nostri occhi, è quello che somiglia di più alla verità. Perciò, e qui entra l’ambiguità, si può confondere la mèta con ciò che le somiglia di più. Se ti fermi a quel gradino, sei perduto.
Eh, sì. Il vino fa filosofare.
Comunque, qualcuno è venuto per togliere l’ambiguità. Mi dispiace che non lo conosciate.
Sì, avete ragione. Mi trovate barboso?
Una volta l’ho chiesto alla Rosa e lei mi ha risposto: No. Ti trovo perennemente interessante. Mi ha lasciato disarmato.
No, no, non tutte. Ci son donne che sono pòlipi. Altre zanzare. Altre rane. Mi sento fiero quando ne butto via una così. Ma non è giusto. È disumano. Non so. Bisognerebbe aiutarle.
Io mi domando: Cosa dovrebbe fare un vero uomo-maschio? Cos’avrebbe fatto Cristo? E voi?
Antonio De Petro, Fuor della vita è il termine
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