SALMO
QUATTRO
(Che
nessun lettore
Deve
permèttersi di non lèggere,
pena il
non capir più nulla
in
sèguito.
D’altra
parte,
questo
salmo ci potrebbe introdurre
ai vari
tipi di abbraccio:
il
bacio
con la
rovesciata
alla
“Via col vento”,
l’amplesso
al divano,
l’incantonata
alla “Hud il selvaggio”.
Io,
invece, non vi introduco ad essi.)
Filippo, che
scrivi? Sappiamo tutti che sei un buon commediografo. Ma a tavola non si
lavora.
Anchepoèta?
Non lo sapevo
questo. Me lo darai un libro.
A nessuno? Allora
cosa scrivi a fare?
Lo dici tu che
nessuno capirebbe. Avrai paura che ti prendano in giro, forse. Ma chi fa una
cosa deve sapere che c’è sempre chi ne dice bene e chi male. C’est la vie! Non
ti curar di lor, ma guarda e passa.
Guarda quella suora
là in fondo come mangia e beve. Le vengon fuori gli occhi.
Bèh, lo vieni a
dire a me? Lo so anch’io che son uomini anche loro. Cioè, pardon: donne! Ma ci
son suore e suore. Ne ho conosciuto un gruppo a Laviano, con le cartoline di don
Bosco dappertutto e le medagliette miracolose della Madonna. C’era la
superiora, la capa, suor Olga, che mi faceva pietà. Suor Gelsomina, invece,
quella sì era una donna di Dio, poveretta: ogni volta che l’incontravo, tra i
bambini dell’asilo, l’abbracciavo e lei diventava rossa. Una volta con lei e
suor Lucia siamo stati nella roulotte di una ragazza a parlare fino alle tre di
notte. La ragazza si chiamava Rosa.
Parlardichè?
Secondo te? Della
vita, della morte, di Dio, della gente.
Di queste cose.
Mica tutti hanno il
cervello piccolo piccolo come voi. Vito, suona l’organetto, va’, che qui non
portano più niente. Ohèi, sacrestano, vedo che hai fatto il bis! Non
ingozzarti.
Lavorare, bere,
dormire, tric-trac, aver la casa. È tutta qui la vostra vita? Filippo, dove
vivi mai? Brutta razza. Tòh, Paternoster: bel nome per un vino. Azienda
vinicola Paternoster. Barile. Casa fondata nel 1925, ma
l’Agliànico migliore è quello di Rionero.
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