TRE
(Dove il nostro Pasquale racconta,
mangiando e bevendo e monodialogando,
con mani occhi parole,
attorniato da facce
che pàiono quella
del busto di Nerone
ai musèi capitolini
- Compreso il doppio mento –
e che gèttan fuori
occhi di cèfalo
appena pescato,
lùcidi e aperti,
alcune altre avventure
indispensabili
per capire questa storia.)
Ragazzi, c’è il primo!
È vero, non siam più ragazzi. Me si dice ragazzi perché insieme ci si sente come quando lo eravamo.
Cavatèlli.
Cavatèlli o cavatièlli?
Suppontapòrta? E cosa sono? Le torbiere dell’Iseo?
Ah, la differenza sarebbe dunque sul numero di dita che si usano? Bisognerebbe farla conoscere di più questa cucina lucana. Siamo proprio la Cenerentola dell’Italia. Senza università, senza fiera, senza metano.
Antonio De Petro, Fuor della vita è il termine
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