venerdì 29 novembre 2013

Il poema si intitola Il grande inquisitore; è una cosa assurda, ma voglio fartelo sentire. 7\12

Essi ci ammireranno e ci terranno in conto di dèi per avere acconsentito, mettendoci alla loro testa, ad assumerci il carico di quella libertà che li aveva sbigottiti e a dominare su loro, tanta paura avranno infine di esser liberi! Ma noi diremo che obbediamo a Te e che dominiamo in nome Tuo. Li inganneremo di nuovo, perché allora non Ti lasceremo piú avvicinare a noi. E in quest’inganno starà la nostra sofferenza, poiché saremo costretti a mentire. Ecco ciò che significa quella domanda che Ti fu fatta nel deserto, ed ecco ciò che Tu ricusasti in nome della libertà, da Te collocata piú in alto di tutto. In quella domanda tuttavia si racchiudeva un grande segreto di questo mondo. Acconsentendo al miracolo dei pani, Tu avresti dato una risposta all’universale ed eterna ansia umana, dell’uomo singolo come dell’intera umanità: “Davanti a chi inchinarsi?”. Non c’è per l’uomo rimasto libero piú assidua e piú tormentosa cura di quella di cercare un essere dinanzi a cui inchinarsi.

F.M. Dostoevskij, I fratelli Karamazov

giovedì 28 novembre 2013

Il poema si intitola Il grande inquisitore; è una cosa assurda, ma voglio fartelo sentire. 6\12

Oh, mai, mai essi potrebbero sfamarsi senza di noi! Nessuna scienza darà loro il pane, finché rimarranno liberi, ma essi finiranno per deporre la loro libertà ai nostri piedi e per dirci: “Riduceteci piuttosto in schiavitú ma sfamateci!”. Comprenderanno infine essi stessi che libertà e pane terreno a discrezione per tutti sono fra loro inconciliabili, giacché mai, mai essi sapranno ripartirlo fra loro! Si convinceranno pure che non potranno mai nemmeno esser liberi, perché sono deboli, viziosi, inetti e ribelli.

F.M. Dostoevskij, I fratelli Karamazov

mercoledì 27 novembre 2013

Il poema si intitola Il grande inquisitore; è una cosa assurda, ma voglio fartelo sentire. 5\12

Ricordati la prima domanda: se non la lettera il senso era questo: “Tu vuoi andare e vai al mondo con le mani vuote, con non so quale promessa di una libertà che gli uomini, nella semplicità e nella innata intemperanza loro, non possono neppur concepire, che essi temono e fuggono, giacché nulla mai è stato per l’uomo e per la società umana piú intollerabile della libertà! Vedi Tu invece queste pietre in questo nudo e infocato deserto? Mutale in pani e l’umanità sorgerà dietro a Te come un riconoscente e docile gregge, con l’eterna paura di vederti ritirare la Tua mano, e di rimanere senza i Tuoi pani”. Ma Tu non volesti privar l’uomo della libertà e respingesti l’invito, perché, cosí ragionasti, che libertà può mai esserci, se la ubbidienza è comprata coi pani?

F.M. Dostoevskij, I fratelli Karamazov

martedì 26 novembre 2013

Il volto dell'uomo...

"Il volto dell'uomo guarda dritto verso il destino e diventa percio' anche un appello. Sulla fronte dell'altro non c'è scritto soltanto: tu non mi ucciderai, ma anche: tu non mi lascerai morire solo"
Emmanuel Lévinas

Il poema si intitola Il grande inquisitore; è una cosa assurda, ma voglio fartelo sentire. 4\12

Io torno a non comprendere, – interruppe Alëša, – egli fa dell’ironia, scherza?
– Niente affatto. Egli fa un merito a sé ed ai suoi precisamente di avere infine soppresso la libertà e di averlo fatto per rendere felici gli uomini. “Ora infatti per la prima volta (egli parla, naturalmente, dell’inquisizione) è diventato possibile pensare alla felicità umana. L’uomo fu creato ribelle; possono forse dei ribelli essere felici? Tu eri stato avvertito, – Gli dice, – avvertimenti e consigli non Ti erano mancati, ma Tu non ascoltasti gli avvertimenti. Tu ricusasti l’unica via per la quale si potevano render felici gli uomini, ma per fortuna, andandotene, rimettesti la cosa nelle nostre mani. Tu ci hai promesso, Tu ci hai con la Tua parola confermato, Tu ci hai dato il diritto di legare e di slegare, e certo non puoi ora nemmeno pensare a ritoglierci questo diritto. Perché dunque sei venuto a disturbarci?”.

F.M. Dostoevskij, I fratelli Karamazov

lunedì 25 novembre 2013

Indicibile e senza nome...

"indicibile e senza nome è ciò che fa il tormento e la dolcezza della mia anima e che è anche la fame delle mie viscere"
F. Nietzsche, Così parlò Zarathustra

Il poema si intitola Il grande inquisitore; è una cosa assurda, ma voglio fartelo sentire. 3\12

Infine si accosta in silenzio, posa la fiaccola sulla tavola e Gli dice:
– “Sei Tu, sei Tu?” – Ma, non ricevendo risposta, aggiunge rapidamente: – “Non rispondere, taci. E che potresti dire? So troppo bene quel che puoi dire. Del resto, non hai il diritto di aggiunger nulla a quello che Tu già dicesti una volta. Perché sei venuto a disturbarci? Sei infatti venuto a disturbarci, lo sai anche Tu. Ma sai che cosa succederà domani? Io non so chi Tu sia, e non voglio sapere se Tu sia Lui o soltanto una Sua apparenza, ma domani stesso io Ti condannerò e Ti farò ardere sul rogo, come il peggiore degli eretici, e quello stesso popolo che oggi baciava i Tuoi piedi si slancerà domani, a un mio cenno, ad attizzare il Tuo rogo, lo sai? Sí, forse Tu lo sai”, – aggiunse, profondamente pensoso, senza staccare per un attimo lo sguardo dal suo Prigioniero.
F.M. Dostoevskij, I fratelli Karamazov

domenica 24 novembre 2013

Il poema si intitola Il grande inquisitore; è una cosa assurda, ma voglio fartelo sentire. 2\12

Il popolo si agita, grida, singhiozza; ed ecco in questo stesso momento passare accanto alla cattedrale, sulla piazza, il cardinale grande inquisitore in persona. È un vecchio quasi novantenne, alto e diritto, dal viso scarno, dagli occhi infossati, ma nei quali, come una scintilla di fuoco, splende ancora una luce. Oh, egli non ha piú la sontuosa veste cardinalizia di cui faceva pompa ieri davanti al popolo, mentre si bruciavano i nemici della fede di Roma: no, egli non indossa in questo momento che il suo vecchio e rozzo saio monastico. Lo seguono a una certa distanza i suoi tetri aiutanti, i servi e la “sacra” guardia. Si ferma dinanzi alla folla e osserva da lontano. Ha visto tutto, ha visto deporre la bara ai piedi di Lui, ha visto la bambina risuscitare, e il suo viso si è abbuiato. Aggrotta le sue folte sopracciglia bianche e il suo sguardo brilla di una luce sinistra. Egli allunga un dito e ordina alle sue guardie di afferrarlo. E tanta è la sua forza e a tal punto il popolo è docile, sottomesso e pavidamente ubbidiente, che la folla subito si apre davanti alle guardie e queste, in mezzo al silenzio di tomba che si è fatto di colpo, mettono le mani su Lui e Lo conducono via.

F.M. Dostoevskij, I fratelli Karamazov

sabato 23 novembre 2013

Il poema si intitola Il grande inquisitore; è una cosa assurda, ma voglio fartelo sentire. 1\12

Egli volle almeno per un istante visitare i Suoi figli proprio là dove avevano cominciato a crepitar i roghi degli eretici. Nell’immensa Sua misericordia, Egli passa ancora una volta fra gli uomini in quel medesimo aspetto umano col quale era passato per tre anni in mezzo agli uomini quindici secoli addietro. Egli scende verso le “vie roventi” della città meridionale, in cui appunto la vigilia soltanto, in un “grandioso autodafé”, alla presenza del re, della corte, dei cavalieri, dei cardinali e delle piú leggiadre dame di corte, davanti a tutto il popolo di Siviglia, il cardinale grande inquisitore aveva fatto bruciare in una volta, ad majorem Dei gloriam, quasi un centinaio di eretici. Egli è comparso in silenzio, inavvertitamente, ma ecco – cosa strana – tutti Lo riconoscono. Spiegare perché Lo riconoscano, potrebbe esser questo uno dei piú bei passi del poema. Il popolo è attratto verso di Lui da una forza irresistibile, Lo circonda, Gli cresce intorno, Lo segue. Egli passa in mezzo a loro silenzioso, con un dolce sorriso d’infinita compassione. Il sole dell’amore arde nel Suo cuore, i raggi della Luce, del Sapere e della Forza si sprigionano dai Suoi occhi e, inondando gli uomini, ne fanno tremare i cuori in una rispondenza d’amore. Egli tende loro le braccia, li benedice e dal contatto di Lui, e perfino dalle Sue vesti, emana una forza risanatrice.

F.M. Dostoevskij, I fratelli Karamazov

sabato 16 novembre 2013

Ora si proponeva...

"Ora si proponeva d'abbandonare il castello, e d'andarsene in paesi lontani, dove nessuno lo conoscesse, neppure di nome; ma sentiva che lui, lui sarebbe sempre con sè"
Alessandro Manzoni, I Promessi Sposi

mercoledì 13 novembre 2013

Bisognerebbe restaurare il...

"Bisognerebbe restaurare il più possibile l'abitudine al lavoro in comune. In questi casi si nota che la fierezza propria all'essere umano, invece di portarsi sul suo lavoro personale, si aggrappa all'opera comune, ed egli vi gusta una gioia senza quel senso di superiorità che isola e rattrista."
Jean Guitton, Il lavoro intellettuale

sabato 9 novembre 2013

"prima scambi la nostra..."

Jake: Prima scambi la nostra cadillac con un microfono, poi mi dici un sacco di bugie sulla banda e adesso mi fai tornare dritto dritto in galera.
Elwood: No, non ci prenderanno, siamo in missione per conto di Dio.
dal film, The Blues Brothers di John Landis

venerdì 8 novembre 2013

"addio," disse la volpe...

"Addio," disse la volpe. "ecco il mio segreto. E' molto semplice: non si vede bene che col cuore. L'essenziale è invisibile agli occhi."
"L'essenziale è invisibile agli occhi," ripetè il piccolo principe, per ricordarselo.
"E' il tempo che hai perduto con la tua rosa che ha fatto la tua rosa così importante."
"E' il tempo che ho perduto per la mia rosa..." sussurrò il piccolo principe per ricordarselo.
"Gli uomini hanno dimenticato questa verità. Ma tu non la devi dimenticare. Tu diventi responsabile per sempre di quello che hai addomesticato. Tu sei responsabile della tua rosa..."
"io sono responsabile della mia rosa..." ripetè il piccolo principe per ricordarselo.
Antoine De Saint-Exupèry, Il piccolo principe 

domenica 3 novembre 2013

Siamo dei laici...

"siamo dei laici: cioè delle creature inserite nel corpo sociale, poste in immediato contatto con le strutture della città umana: siamo padri di famiglia, insegnanti, operai, impiegati, industriali, artisti, commercianti, militari, uomini politici, agricoltori e così via; il nostro stato di vita ci fa non solo spettatori, ma necessariamente attori, dei più vasti drammi umani."
Giorgio La Pira, La nostra vocazione sociale

sabato 2 novembre 2013

La certezza senza la ricerca...

"La certezza senza la ricerca non può essere che apparente. Il trionfo senza la testimonianza non può essere che un trionfo imposto."
Emmanuel Mounier, L'Avventura cristiana

venerdì 1 novembre 2013

m'insegnavate...

"m'insegnavate come l'uom s'etterna"
Dante Aighieri, Commedia, Ingìferno XV, 85