martedì 25 novembre 2014

dopo il voto in Emilia

"E se credente ora
che tutto sia come prima
perché avete votato ancora
la sicurezza, la disciplina,
convinti di allontanare
la paura di cambiare
verremo ancora alle vostre porte
e grideremo ancora più forte
per quanto voi vi crediate assolti
siete per sempre coinvolti..."
Fabrizio De Andrè, Canzone del Maggio

mercoledì 19 novembre 2014

Ora tutti capivano quale disperato groviglio fosse la vita...

"Ora tutti capivano quale disperato groviglio fosse la vita, e come essa fosse così immensa da non concedere pace ad alcuno, non al più felice, non al più ricco: la vita per l'uomo era senza basi, senza un terreno saldo, senza verità. Ora capivano come fosse avvilente vivere come vivevano, senza sapere, senza realmente credere. Capivano a quale disperata solitudine fosse condannato ognuno, in mezzo all'impenetrabile oscurità. E capivano che a ciò bisognava metter fine, che dovevano partire in cerca di qualcosa d'altro, di qualcosa che valesse per tutti."  
Par Lagerkvist, Il sorriso eterno

martedì 18 novembre 2014

je suis le centre de chaque devoir

"je suis le centre de chaque devoir et les autres ont tous les droits. Je suis l'endroit où tout devoir envers l'autre doit s'exprimer, mais l'autre, il a tous le devoirs"
Vladimir Jankélévitch, Le je-ne-sais-quoi et le Presque rien 

mercoledì 12 novembre 2014

Come le notizie viaggino per la città...

“Come le notizie viaggino per le città è un mistero non facile da chiarire..(..)La notizia rimescolò qualcosa di infinitamente nero e malvagio nel cuore della città; e il distillato nero era come lo scorpione, o come la fame all’odore del cibo, o come la solitudine quando l’amore è impossibile. Le ghiandole velenifere della città cominciarono a secernere veleno, e la città ne fu gonfia e turgida”. 
John Steinbeck, La perla

mercoledì 5 novembre 2014

State contenti...

"state contenti, umana gente, al quia;
ché, se possuto aveste veder tutto,
mestier non era parturir Maria"
Dante Alighieri, Purgatorio III 36-39

domenica 2 novembre 2014

Ciò che le radici della vite...

"Ciò che le radici della vite e degli alberi fruttiferi producono deve andar distrutto per consentire ai prezzi di mantenersi alti; e questa è la cosa più triste e più amara di tutte. Vagoni di arance rovesciate negli immondezzai. La gente accorre da grandi distanze per raccoglierle, ma è proibito. Se le si permette di prenderle gratis negli immondezzai, come sperare che la pagherebbe venti cents la dozzina? E i pompieri annaffiano le arance col petrolio, e inviperiti dal rimorso di tanto delitto inviperiscono contro il povero che viene a cogliere i frutti negli immondezzai. Un milione di individui affamati, bisognosi di frutta, e le montagne d'oro spruzzate di petrolio.
E l'odore della marcia appesta il paese. Si brucia il caffè per fornire combustibile ai piroscafi. Si brucia il granoturco per riscaldamento. Si gettano le patate nel fiume, e si mettono le guardie per impedire ai poveri di ripescarle. Si sgozzano i maiali e li si sotterrano e si lascia che il putridume delle loro carni avveleni il suolo. 
Questi sono delitti che trascendono ogni denuncia. Queste sono tragedie cui il pianto non può rendere testimonianza; è un fallimento che annulla le più belle conquiste dell'umanità. La terra è ferace, gli alberi stanno ritti e sani in fila, i tronchi sono robusti, la frutta matura. Ma i bimbi muoiono di pellagra perchè da un'arancia il coltivatore non può trarre profitto; e il coroner scrive sull'atto di more "morto per denutrizione" perchè conviene lasciar marcire la frutta.
I poveri accorrono con le reti per pescare le patate nel fiume, e le guardie li respingono; accorrono nei loro veicoli sgangherati per cogliere le arance, e le trovano imbevute di petrolio. E restano lì, a veder scorrere le patate nel fiume, a sentire gli strilli dei maiali sgozzati nei fossi e sepolti sotto la calce, a osservare le montagne d'oro liquefarsi in putrida broda. E gli occhi dei poveri riflettono, con la tristezza della sconfitta, un crescente furore. Nei cuori degli uomini maturano i frutti del furore e s'avvicina l'epoca della vendemmia."
John Steinbeck, Furore