martedì 27 novembre 2018

Mia nonna avrebbe detto che tutti siamo in esilio...

"mia nonna avrebbe detto che tutti siamo in esilio, e che nessuna casa terrena potrà mai guarirci dalla santa nostalgia che ci tormenta."
Restò zitto un bel pezzo, e con lo sguardo seguì un'aquila che, sola sola, al di sopra del Dito Verde, con pigro remeggio, s'allontanava nel cielo deserto dove l'ombra si faceva più fonda.
E poi disse: "credo che vostra nonna avesse ragione" e s'alzò appoggiandosi al rastrello tutto intrecciato d'erbacce. "credo debba esser cotesto il segreto, il mistero della nostra vita così piena d'incanto e d'insoddisfazione. Credo si possa dire anche più. E che molto a ragion veduta Dio ci abbia dato l'amore di certi determinati luoghi, e d'un focolare e d'una terra natia!"
"non ne dubito" risposi. "E sarebbe, cotesta ragione?"
"perchè, altrimenti" disse accennando con la pertica il cielo e le voragini "altrimenti avremmo potuto metterci ad adorare questa roba qui."
"spiegatevi meglio" gli chiesi.
"l'eternità" rispose colla sua voce stonata "il più colossale degli idoli, il più possente tra i rivali d'Iddio."
"volete dire, in altre parole, il panteismo, l'infinito, e roba simile" mi provai a suggerire.
"Voglio dire" rispose con crescente eccitazione "voglio dire che, se per me c'è una casa su in cielo, davanti ad essa deve esserci un lampione tinto di verde e una siepe, o qualche cosa di concreto e inequivocabile come un lampione verde e una siepe. E voglio dire che Dio mi ha ordinato d'amare e di servire un determinato luogo, e m'ha fatto fare, in onore di esso, una quantità di cose anche bizzarre, affinchè cotesto luogo potesse servirmi a testimoniare, contro tutti gl'infiniti e tutti i sofismi, che il Paradiso è in una data località e non dappertutto: è qualche cosa di preciso e non già qualsiasi cosa. E in fin dei conti non sarei troppo stupito se, davanti alla mia casa si un cielo, ci fosse davvero un lampione verde."
G.K. Chesterton, Le avventure di un uomo vivo

sabato 24 novembre 2018

Non nego...

"Non nego" diceva "che debbano esserci i preti per rammentare agli uomini che un giorno dovranno morire. Dico soltanto che, in certe epoche strane, è necessaria un'altra specie di preti, chiamati poeti, per ricordare agli uomini che ancora non sono morti. Ma gl'intellettuali fra cui vivevo, non erano vivi nemmeno quel tanto che ci vuole per aver paura della morte. Non avevan sangue abbastanza nemmeno per esser codardi. Finchè non si metteva loro sotto il naso la canna d'una pistola, non si rendevan conto d'esser nati. In certe epoche piene di senso dell'eterno, potrà esser stato vero che la vita consisteva nell'imparare a morire. Ma è altrettanto vero che, per quei poveri topi bianchi, la morte era la sola occasione che avevano per imparare a vivere".
G.K. Chesterton, Le avventure di un uomo vivo

giovedì 22 novembre 2018

Disgustato fino al vomito...

Disgustato fino al vomito d'un pessimismo che non resisteva alla prova della pistola, diventò una specie di fanatico della gioia di vivere. Investiva in pieno tutta la gente musona. Era allegro, ma non spensierato. Le sue burle eran molto più serie di pure e semplici spiritosaggini. Non era ottimista nel senso idiota nel credere che la vita stia tutta nel trincar birra e giuocare alle bocce; ma pareva convintissimo che nel bere e giuocare alle bocce stia la parte più seria dela vita.
G.K. Chesterton, Le avventure di un uomo vivo

mercoledì 21 novembre 2018

Anche uno scheletro...

Anche uno scheletro muta complessione, se va continuamente a pranzo fuori. Ma non volevo dir questo: volevo dire che ho cominciato un pochino ad intendere il significato della morte, e del teschio con le ossa incrociate, e del memento mori. Che voglion non soltanto ricordarci la vita futura, ma anche la vita presente. Col nostro spirito fiacco, empiremmo della nostra decrepitudine l'eternità, se non fossimo mantenuti giovani dalla morte. La Provvidenza ci ha tagliato l'immortalità a pezzetti, come la nutrice taglia a bastoncelli il pane imburrato al bambino.
G.K. Chesterton, Le avventure di un uomo vivo

martedì 20 novembre 2018

Voglio serbare...

Voglio serbare quelle palle per i pessimisti: pillole per persone pallide. E andrò pel mondo come una sorpresa meravigliosa: dondolandomi oziosamente come il pappo del cardo, arrivando tacito come l'alba, inaspettato come il fulmine, irrevocabile come il venticello che passa. Non voglio che la gente mi aspetti come s'aspetta un burlone famoso. I miei doni debbono giungere vergini e violenti: la morte, e la vita dopo la morte. Punterò la pistola alla tempia dell'Uomo Moderno. Non già per ucciderlo, ma per farlo rinascere alla vita. Comincio a vedere un significato nuovo nell'essere lo scheletro al banchetto.
G.K. Chesterton, Le avventure di un uomo vivo

lunedì 19 novembre 2018

Quando uno è giovane...

Quando uno è giovane, quasi sempre si rimette in qualcuno, come nel depositario di tutte le verità conosciute: in qualcuno che sappia tutto, ammesso che si possa sapere.
Tale eravante per me; e parlavate con autorità, e non come gli scribi. Nessuno avrebbe potuto confortarmi se, a vostro parere, non fosse stato possibile conforto. E se voi dicevate che non c'era altro che il nulla, per me era come se il nulla l'aveste constatato con i vostri occhi. Non capite che era necessario, per me, comprovare che non dicevate sul serio; o altrimenti buttarmi giú dal canale?"
G.K. Chesterton, Le avventure di un uomo vivo

domenica 18 novembre 2018

Anche per lui...

Anche per lui, come per la maggior parte della gioventù di quel tempo, le stelle erano qualche cosa di crudele. Benché ogni notte si riaccendessero nella gran cupola, costituivano un mistero colossale e deforme; scuoprivano la nudità della natura, erano il balenìo delle ruote e delle pulegge che stanno dietro le scene. Perchè in quell'epoca malinconica, i giovani credevano che la macchina producesse il dio. E non sapevano che, in realtà, la macchina procede essa dal dio. In breve: erano tutti pessimisti; e la luce delle stelle per loro era qualcosa di atroce: atroce perchè vera. Tutto il loro universo era nero di macchie bianche. 
G.K. Chesterton, Le avventure di un uomo vivo

sabato 17 novembre 2018

Mi sono innamorato una quantità di volte...

Mi sono innamorato una quantità di volte, senza mai venire a capo di nulla, perchè avevo sempre presente la mia incostanza. Ho avuto delle opinioni, senza mai avere la faccia di applicarle, perchè le cambiavo un'infintà di volte. Questo è quanto amico caro. Non possiamo aver fiducia in noi stessi e non ci possiamo fare niente.
G.K. Chesterton, Le avventure di un uomo vivo

venerdì 16 novembre 2018

Sono addomesticato...

Sono addomesticato, invece. Completamente addomesticato; la bestia più addomesticata che strisci sul mondo. Bevo troppo whisky, e della stessa qualità, alla stess'ora, tutte le notti. Vo sempre al solito numero di bar, e incontro sempre le solite donnacce col viso violetto. Sto ad ascoltare sempre lo stesso numero di storielle grasse che generalmente son sempre le stesse. Inglewood, rassicurate pure i miei amici; avete davanti a voi una persona che la civiltà ha addomesticato completamente.
G.K. Chesterton, Le avventure di un uomo vivo


lunedì 5 novembre 2018

QUINTO CORO

L'idolo non corrisponde
in modo proprio esauriente
alla domanda dell'uomo
cui si pretende risposta.

L'idolo non ti mantiene
le sue illusorie promesse:
è solo un particolare
che si pretende totale.

La didascalica storia
che noi vi abbiamo narrata
serva alla vostra memoria:
ché la ragion sia salvata.
Antonio De Petro, Il Questore



domenica 4 novembre 2018

QUARTO CORO

La realtà è chiara,
ché non contiene
l'ambiguità.

E' l'evidenza
della natura
che dà risposta.

Coi preconcetti
la volontà
la rende ambigua.

C'è soluzione,
senza incertezze,
nel positivo.

Ecco il problema:
la volontà
che accetta o nega.

Di fronte al fatto,
c'è da aderire:
questa è ragione.

Giovani cuori,
c'è da rischiare
la libertà.

La causa c'è,
ma il tuo cervello
non la misura.

Se la misuri,
sei idolatra,
ché scegli te.

L'idolo vive
nella ragione
che si pretende.
Antonio De Petro, Il Questore


sabato 3 novembre 2018

La lattina di birra...

"Non c'è nulla da fare. Secondo me, la colpa non è di nessuno. Questo è un mistero e tale rimane. Qui c'entra un essere superiore, qualcuno che noi non conosciamo e che pure esiste"

"Qui uno ha sparato" lui disse. "Non ci sono storie. E lei deve trovarlo. Chi vuole che sia stato? Un marziano? O un miracolo? Son cose che non esistono."

"Cosa diranno i suoi superiori? ciò che lei deve ottenere è l'esito: trovare un colpevole. Lo trovi. Che sia un mistero o no, non interessa: è il risultato che conta".

"Senta. Io ho organizzato tutta la mia vita perchè non mi accadesse nulla. Adesso vuol distruggere lei tutto quello che mi son costruito, compromettendomi in questa faccenda e facendomi perdere tempo prezioso? Questo caso non mi interessa. E neppure di chi sia la colpa. Mi lasci solo in pace."

La lattina di birra era vuota: la fece dondolare fra le dita e, sebbene accorto che essa era a secco, ne scolò il nulla, come per abitudine o come per l'inconscia presa di coscienza di una pretesa illimitata nei confronti del limite.
Antonio De Petro, Il Questore


venerdì 2 novembre 2018

TERZO CORO

Se il caso si fa addirittura più grave,
non può il potere lasciarlo, alla lunga:
"Non c'è risposta? Eliminate il tutto,
oppur fittizia date la risposta."
Riduce la domanda e non l'arresta,
con piccole risposte a sua misura.

Dentro lo rode un tarlo e, allor, decide
di eliminarlo totalmente e sempre.
Voi, giovani, imparate a non tradire
la verità che chiama in fondo al cuore.
Non ripetete più l'error dei padri,
né l'egoismo chiuso delle madri.

Vedrete che, a negare la domanda,
si indebolisce la ragione umana;
le conseguenze sono: l'impotenza
civile e l'insipienza negli studi,
nonchè l'effemminarsi dei costumi.
Ciò che è evidente non si può negare.

E' Dio che vive in cuore a chi ha vent'anni,
con l'evidenza di realtà non vista:
se c'è quest'ansia, c'è Chi ve l'ha posta.
Se ci son queste tre persone uccise,
c'è un assassino, un'efficiente causa:
richiede l'evidenza una presenza.

La storia, che vi andiamo ora a finire,
vuol, con coraggio, ancor salvarci tutti
dagli insensati suonator di trombe
che, nell'infido lor determinismo,
bloccano l'uso della libertà,
diseducata già sui banchi di scuola.

C'è la risposta. C'è con la domanda,
che è profezia e promessa di risposta.
L'atarassia dell'uomo guarda altrove,
c'è poi chi nega che il problema esista
e infine c'è chi vuol porsi a risposta.
Queste e altre tesi, allor, vedrem qui vive.
Antonio De Petro, Il Questore


giovedì 1 novembre 2018

SECONDO CORO

Costoro non hanno negato
che qualche domanda ci fosse.
La loro pretesa è ridurla
secondo l'angustia misura
che può la loro scienza capire.

C'è un inconfessato apriori
nelle posizioni che hai viste,
lettore: per loro, è impossibile
che un' intelligenza più grande
senza il logos loro si muova.

Pareva realista. E soltanto
nel soggettivismo nuotava
di un interpretare costretto
dal piccolo istante presente.
Dipendere: è già ragionare.

Com'era con l'uva la volpe,
elùdi anche tu la domanda
poichè non puoi dar la risposta.
Riduci a te, allor, la domanda
e sei, così, pago del nulla.


Ciascun desìo frusta sarebbe,
se anche un evento banale
senz' una risposta restasse.
Anche queste morti hanno un senso:
ma non lo contien la tua mente.

Vedrete, lettori, che accade.
Leggete voi, giovani menti,
il sèguito di questa storia.
Vi sono più cose nel cielo
di quante nel nostro cervello.
Antonio De Petro, Il Questore