sabato 28 dicembre 2013

Delle volte mi prende...

<<Delle volte mi prende una strana angoscia>> ella disse gravemente e senza ostilità. << Tu saresti capace, io temo, per affetto verso Rocco, di seguirlo all'inferno. Sii franco, non è vero che ne saresti capace?>>
Don Nicola arrossì e si mise a ridere. Da molto tempo egli non aveva riso così di cuore.
<<purtroppo non sono un santo>> egli disse. <<No, tu lo sai, sono piuttosto vile prudente facile a intimidire. Ma, d'altra parte, spiegami un pò, un paradiso senza gli amici, che razza di paradiso sarebbe?>>
Ignazio Silone, Una manciata di more

giovedì 26 dicembre 2013

Esiste un'unica battaglia...

"Esiste un'unica battaglia e, se voi non siete in grado di farla vostra, sarà il nostro nemico a dimostrarvi, in qualsiasi momento, che si tratta comunque della vostra battaglia. Fatevi sotto, poichè se vi sta a cuore la sorte di tutto ciò che amate e rispettate, allora, ancora una volta, non dovete avere dubbi: la battaglia in corso vi riguarda eccome. Basta solo che voi diciate a voi stessi che noi, tutti insieme, vi contribuiremo con quella grande forza degli oppressi che è la solidarietà nella sofferenza. Sarà questa forza a uccidere la menzogna e sarà la nostra comune speranza a nutrire lo slancio necessario per dar vita a una nuova verità e a una nuova Francia."
Albert Camus, Combat clandestino N55, Marzo 1944  

mercoledì 25 dicembre 2013

Buon Natale...

"Egli sa meglio di noi, per ognuno di noi, per quale via raggiungeremo la pace."

Pierre de Calan, Cosma

sabato 21 dicembre 2013

Bisogna spendere la propria....

"Bisogna spendere la propria vita per sentirsi vivere..."
Jean Anouilh, Becket

giovedì 19 dicembre 2013

La nostra pace...

"La nostra pace non è una pace fantastica, una scappatoia, è una presenza."
Emmanuel Mounier, I cristiani e la pace

martedì 17 dicembre 2013

Ma in attendere...

"Ma in attendere è gioia più compiuta."
Eugenio Montale,
Gloria del disteso mezzogiorno, Ossi di seppia

lunedì 16 dicembre 2013

Uomini che hanno paura del...

"Uomini che hanno paura del salto: ecco cosa siamo diventati; uomini educati a diffidare del salto. Tutti passano e noi restiamo fermi in riva agli abissi dell'avvenire. Come imparare di nuovo il coraggio di saltare, proprio in quei punti dove la prudenza tace e s'impappina?"
E. Mounier, L'Avventura cristiana

sabato 14 dicembre 2013

La giustizia ci sarà...

“La giustizia ci sarà soltanto quando coloro che non subiscono offesa, saranno indignati quanto coloro che la subiscono”.

Tucidide, La guerra peloponnesiaca

venerdì 13 dicembre 2013

C'era molta gente in piazza...

"C'era molta gente in piazza quella sera? Molte persone ridevano?"
"a ben rifletterci, l'ignominia di quello spettacolo era appunto nel carattere del tutto ordinario, del tutto corrente, direi quasi del tutto rituale, delle lettere d'Erminia. Ognuno di quelli che ridevano, trovandosi lontano per il servizio militare o per bisogno di lavoro, aveva scritto o ricevuto lettere simili. Era dunque una folla che dileggiava, derideva, insultava se stessa."
I. Silone, Una manciata di more

mercoledì 11 dicembre 2013

Tutto gli sembrava strano...

"Tutto gli sembrava strano; eppure trovava sollievo di fronte a questo panorama: gli ricordava che l'uomo è uomo e non dio, come invece tutti volevano sostenere. E l'uomo ha quel che di non curante, di egoista e di attento a qualcosa di più profondo che non la velocità dei velivoli, la pulizia e la precisione."
R.H. Benson, padrone del mondo

martedì 10 dicembre 2013

Ahi, per la via...

"Ahi, per la via
Odo non lunge il solitario canto
Dell'artigian, che riede a tarda notte,
Dopo i sollazzi, al suo povero ostello;
E fieramente mi si stringe il core,
A pensar come tutto al mondo passa,
E quasi orma non lascia. Ecco è fuggito
Il dì festivo, ed al festivo il giorno
Volgar succede, e se ne porta il tempo
Ogni umano accidente."
Giacomo Leopardi, La sera del dì di festa

lunedì 9 dicembre 2013

Ci sono più cose...

Ci sono più cose in cielo e in terra, Orazio, di quante ne sogni la tua filosofia.
William Shakespeare,  Amleto

giovedì 5 dicembre 2013

Il poema si intitola Il grande inquisitore; è una cosa assurda, ma voglio fartelo sentire. 12\12

“Senti Alëša” disse Ivan in tono fermo “se davvero mi basteranno le foglioline vischiose, sarà solo ripensando a te che potrò amarle. Mi è sufficiente sapere che tu sei qui, da qualche parte, per non perdere la voglia di vivere. Questo ti basta? Se vuoi, considerala come una dichiarazione d’amore. E ora tu vai a destra e io a sinistra, e basta così m’intendi? Voglio dire, se domani non partissi e noi dovessimo rivederci, allora su questo argomento non dovrai più spendere una parola. Te lo chiedo per favore. Quanto a nostro fratello Dmitrij ti prego vivamente di non parlarmi mai più di lui” aggiunse improvvisamente irritato “l’argomento è esaurito, è stato detto tutto, non è così? Da parte mia, ti faccio anche io una promessa: quando arriverò ai trent’anni e mi verrà voglia di “gettar via la coppa”, dovunque ti trovi verrò a riparlarne con te… Dovessi venire anche dall’America, sappilo. Verrò appositamente. E sarà molto interessante vedere come sarai diventato allora. Vedi, è una promessa abbastanza solenne quella che ti faccio.”

F.M. Dostoevskij, I fratelli Karamazov

mercoledì 4 dicembre 2013

Il poema si intitola Il grande inquisitore; è una cosa assurda, ma voglio fartelo sentire. 11\12

Sei forse massone anche tu! – sfuggí ad Alëša. – Tu non credi in Dio, – soggiunse, ma ormai con profonda amarezza. Gli parve inoltre che il fratello lo guardasse con fare canzonatorio. – E come termina il tuo poema? – domandò a un tratto, con lo sguardo a terra, – o è già terminato?
– Io volevo finirlo cosí: l’inquisitore, dopo aver taciuto, aspetta per qualche tempo che il suo Prigioniero gli risponda. Il Suo silenzio gli pesa. Ha visto che il Prigioniero l’ha sempre ascoltato, fissandolo negli occhi col suo sguardo calmo e penetrante e non volendo evidentemente obiettar nulla. Il vecchio vorrebbe che dicesse qualcosa, sia pure di amaro, di terribile. Ma Egli tutt’a un tratto si avvicina al vecchio in silenzio e lo bacia piano sulle esangui labbra novantenni. Ed ecco tutta la Sua risposta. Il vecchio sussulta. Gli angoli delle labbra hanno avuto un fremito; egli va verso la porta, la spalanca e Gli dice: “Vattene e non venir piú... non venire mai piú... mai piú!”. E Lo lascia andare per “le vie oscure della città”. Il Prigioniero si allontana.

F.M. Dostoevskij, I fratelli Karamazov

martedì 3 dicembre 2013

Il poema si intitola Il grande inquisitore; è una cosa assurda, ma voglio fartelo sentire. 10\12

Ti ripeto che domani stesso Tu vedrai questo docile gregge gettarsi al primo mio cenno ad attizzare i carboni ardenti del rogo sul quale Ti brucerò per essere venuto a disturbarci. Perché se qualcuno piú di tutti ha meritato il nostro rogo, sei Tu. Domani Ti arderò. Dixi”.

F.M. Dostoevskij, I fratelli Karamazov

lunedì 2 dicembre 2013

Il poema si intitola Il grande inquisitore; è una cosa assurda, ma voglio fartelo sentire. 9\12

Certo li obbligheremo a lavorare, ma nelle ore libere dal lavoro organizzeremo la loro vita come un giuoco infantile con canti e cori e danze innocenti. Oh, noi consentiremo loro anche il peccato, perché sono deboli e inetti, ed essi ci ameranno come bambini, perché permetteremo loro di peccare. Diremo che ogni peccato, se commesso col nostro consenso, sarà riscattato, che permettiamo loro di peccare perché li amiamo e che, in quanto al castigo per tali peccati, lo prenderemo su di noi. Cosí faremo, ed essi ci adoreranno come benefattori che si saranno gravati coi loro peccati dinanzi a Dio. E per noi non avranno segreti. Permetteremo o vieteremo loro di vivere con le proprie mogli ed amanti, di avere o di non avere figli, – sempre giudicando in base alla loro ubbidienza, – ed essi s’inchineranno con allegrezza e con gioia. Tutti, tutti i piú tormentosi segreti della loro coscienza, li porteranno a noi, e noi risolveremo ogni caso, ed essi avranno nella nostra decisione una fede gioiosa, perché li libererà dal grave fastidio e dal terribile tormento odierno di dovere personalmente e liberamente decidere.
F.M. Dostoevskij, I fratelli Karamazov

domenica 1 dicembre 2013

Il poema si intitola Il grande inquisitore; è una cosa assurda, ma voglio fartelo sentire. 8\12

Guarda poi quel che hai fatto in seguito. E sempre in nome della libertà! Io Ti dico che non c’è per l’uomo pensiero piú angoscioso che quello di trovare al piú presto a chi rimettere il dono della libertà con cui nasce questa infelice creatura. Ma dispone della libertà degli uomini solo chi ne acqueta la coscienza. Col pane Ti si dava una bandiera indiscutibile: l’uomo si inchina a chi gli dà il pane, giacché nulla è piú indiscutibile del pane; ma, se qualcun altro accanto a Te si impadronirà nello stesso tempo della sua coscienza, oh, allora egli butterà via anche il Tuo pane e seguirà colui che avrà lusingato la sua coscienza. In questo Tu avevi ragione. Il segreto dell’esistenza umana infatti non sta soltanto nel vivere, ma in ciò per cui si vive.

F.M. Dostoevskij, I fratelli Karamazov