sabato 28 dicembre 2013

Delle volte mi prende...

<<Delle volte mi prende una strana angoscia>> ella disse gravemente e senza ostilità. << Tu saresti capace, io temo, per affetto verso Rocco, di seguirlo all'inferno. Sii franco, non è vero che ne saresti capace?>>
Don Nicola arrossì e si mise a ridere. Da molto tempo egli non aveva riso così di cuore.
<<purtroppo non sono un santo>> egli disse. <<No, tu lo sai, sono piuttosto vile prudente facile a intimidire. Ma, d'altra parte, spiegami un pò, un paradiso senza gli amici, che razza di paradiso sarebbe?>>
Ignazio Silone, Una manciata di more

giovedì 26 dicembre 2013

Esiste un'unica battaglia...

"Esiste un'unica battaglia e, se voi non siete in grado di farla vostra, sarà il nostro nemico a dimostrarvi, in qualsiasi momento, che si tratta comunque della vostra battaglia. Fatevi sotto, poichè se vi sta a cuore la sorte di tutto ciò che amate e rispettate, allora, ancora una volta, non dovete avere dubbi: la battaglia in corso vi riguarda eccome. Basta solo che voi diciate a voi stessi che noi, tutti insieme, vi contribuiremo con quella grande forza degli oppressi che è la solidarietà nella sofferenza. Sarà questa forza a uccidere la menzogna e sarà la nostra comune speranza a nutrire lo slancio necessario per dar vita a una nuova verità e a una nuova Francia."
Albert Camus, Combat clandestino N55, Marzo 1944  

mercoledì 25 dicembre 2013

Buon Natale...

"Egli sa meglio di noi, per ognuno di noi, per quale via raggiungeremo la pace."

Pierre de Calan, Cosma

sabato 21 dicembre 2013

Bisogna spendere la propria....

"Bisogna spendere la propria vita per sentirsi vivere..."
Jean Anouilh, Becket

giovedì 19 dicembre 2013

La nostra pace...

"La nostra pace non è una pace fantastica, una scappatoia, è una presenza."
Emmanuel Mounier, I cristiani e la pace

martedì 17 dicembre 2013

Ma in attendere...

"Ma in attendere è gioia più compiuta."
Eugenio Montale,
Gloria del disteso mezzogiorno, Ossi di seppia

lunedì 16 dicembre 2013

Uomini che hanno paura del...

"Uomini che hanno paura del salto: ecco cosa siamo diventati; uomini educati a diffidare del salto. Tutti passano e noi restiamo fermi in riva agli abissi dell'avvenire. Come imparare di nuovo il coraggio di saltare, proprio in quei punti dove la prudenza tace e s'impappina?"
E. Mounier, L'Avventura cristiana

sabato 14 dicembre 2013

La giustizia ci sarà...

“La giustizia ci sarà soltanto quando coloro che non subiscono offesa, saranno indignati quanto coloro che la subiscono”.

Tucidide, La guerra peloponnesiaca

venerdì 13 dicembre 2013

C'era molta gente in piazza...

"C'era molta gente in piazza quella sera? Molte persone ridevano?"
"a ben rifletterci, l'ignominia di quello spettacolo era appunto nel carattere del tutto ordinario, del tutto corrente, direi quasi del tutto rituale, delle lettere d'Erminia. Ognuno di quelli che ridevano, trovandosi lontano per il servizio militare o per bisogno di lavoro, aveva scritto o ricevuto lettere simili. Era dunque una folla che dileggiava, derideva, insultava se stessa."
I. Silone, Una manciata di more

mercoledì 11 dicembre 2013

Tutto gli sembrava strano...

"Tutto gli sembrava strano; eppure trovava sollievo di fronte a questo panorama: gli ricordava che l'uomo è uomo e non dio, come invece tutti volevano sostenere. E l'uomo ha quel che di non curante, di egoista e di attento a qualcosa di più profondo che non la velocità dei velivoli, la pulizia e la precisione."
R.H. Benson, padrone del mondo

martedì 10 dicembre 2013

Ahi, per la via...

"Ahi, per la via
Odo non lunge il solitario canto
Dell'artigian, che riede a tarda notte,
Dopo i sollazzi, al suo povero ostello;
E fieramente mi si stringe il core,
A pensar come tutto al mondo passa,
E quasi orma non lascia. Ecco è fuggito
Il dì festivo, ed al festivo il giorno
Volgar succede, e se ne porta il tempo
Ogni umano accidente."
Giacomo Leopardi, La sera del dì di festa

lunedì 9 dicembre 2013

Ci sono più cose...

Ci sono più cose in cielo e in terra, Orazio, di quante ne sogni la tua filosofia.
William Shakespeare,  Amleto

giovedì 5 dicembre 2013

Il poema si intitola Il grande inquisitore; è una cosa assurda, ma voglio fartelo sentire. 12\12

“Senti Alëša” disse Ivan in tono fermo “se davvero mi basteranno le foglioline vischiose, sarà solo ripensando a te che potrò amarle. Mi è sufficiente sapere che tu sei qui, da qualche parte, per non perdere la voglia di vivere. Questo ti basta? Se vuoi, considerala come una dichiarazione d’amore. E ora tu vai a destra e io a sinistra, e basta così m’intendi? Voglio dire, se domani non partissi e noi dovessimo rivederci, allora su questo argomento non dovrai più spendere una parola. Te lo chiedo per favore. Quanto a nostro fratello Dmitrij ti prego vivamente di non parlarmi mai più di lui” aggiunse improvvisamente irritato “l’argomento è esaurito, è stato detto tutto, non è così? Da parte mia, ti faccio anche io una promessa: quando arriverò ai trent’anni e mi verrà voglia di “gettar via la coppa”, dovunque ti trovi verrò a riparlarne con te… Dovessi venire anche dall’America, sappilo. Verrò appositamente. E sarà molto interessante vedere come sarai diventato allora. Vedi, è una promessa abbastanza solenne quella che ti faccio.”

F.M. Dostoevskij, I fratelli Karamazov

mercoledì 4 dicembre 2013

Il poema si intitola Il grande inquisitore; è una cosa assurda, ma voglio fartelo sentire. 11\12

Sei forse massone anche tu! – sfuggí ad Alëša. – Tu non credi in Dio, – soggiunse, ma ormai con profonda amarezza. Gli parve inoltre che il fratello lo guardasse con fare canzonatorio. – E come termina il tuo poema? – domandò a un tratto, con lo sguardo a terra, – o è già terminato?
– Io volevo finirlo cosí: l’inquisitore, dopo aver taciuto, aspetta per qualche tempo che il suo Prigioniero gli risponda. Il Suo silenzio gli pesa. Ha visto che il Prigioniero l’ha sempre ascoltato, fissandolo negli occhi col suo sguardo calmo e penetrante e non volendo evidentemente obiettar nulla. Il vecchio vorrebbe che dicesse qualcosa, sia pure di amaro, di terribile. Ma Egli tutt’a un tratto si avvicina al vecchio in silenzio e lo bacia piano sulle esangui labbra novantenni. Ed ecco tutta la Sua risposta. Il vecchio sussulta. Gli angoli delle labbra hanno avuto un fremito; egli va verso la porta, la spalanca e Gli dice: “Vattene e non venir piú... non venire mai piú... mai piú!”. E Lo lascia andare per “le vie oscure della città”. Il Prigioniero si allontana.

F.M. Dostoevskij, I fratelli Karamazov

martedì 3 dicembre 2013

Il poema si intitola Il grande inquisitore; è una cosa assurda, ma voglio fartelo sentire. 10\12

Ti ripeto che domani stesso Tu vedrai questo docile gregge gettarsi al primo mio cenno ad attizzare i carboni ardenti del rogo sul quale Ti brucerò per essere venuto a disturbarci. Perché se qualcuno piú di tutti ha meritato il nostro rogo, sei Tu. Domani Ti arderò. Dixi”.

F.M. Dostoevskij, I fratelli Karamazov

lunedì 2 dicembre 2013

Il poema si intitola Il grande inquisitore; è una cosa assurda, ma voglio fartelo sentire. 9\12

Certo li obbligheremo a lavorare, ma nelle ore libere dal lavoro organizzeremo la loro vita come un giuoco infantile con canti e cori e danze innocenti. Oh, noi consentiremo loro anche il peccato, perché sono deboli e inetti, ed essi ci ameranno come bambini, perché permetteremo loro di peccare. Diremo che ogni peccato, se commesso col nostro consenso, sarà riscattato, che permettiamo loro di peccare perché li amiamo e che, in quanto al castigo per tali peccati, lo prenderemo su di noi. Cosí faremo, ed essi ci adoreranno come benefattori che si saranno gravati coi loro peccati dinanzi a Dio. E per noi non avranno segreti. Permetteremo o vieteremo loro di vivere con le proprie mogli ed amanti, di avere o di non avere figli, – sempre giudicando in base alla loro ubbidienza, – ed essi s’inchineranno con allegrezza e con gioia. Tutti, tutti i piú tormentosi segreti della loro coscienza, li porteranno a noi, e noi risolveremo ogni caso, ed essi avranno nella nostra decisione una fede gioiosa, perché li libererà dal grave fastidio e dal terribile tormento odierno di dovere personalmente e liberamente decidere.
F.M. Dostoevskij, I fratelli Karamazov

domenica 1 dicembre 2013

Il poema si intitola Il grande inquisitore; è una cosa assurda, ma voglio fartelo sentire. 8\12

Guarda poi quel che hai fatto in seguito. E sempre in nome della libertà! Io Ti dico che non c’è per l’uomo pensiero piú angoscioso che quello di trovare al piú presto a chi rimettere il dono della libertà con cui nasce questa infelice creatura. Ma dispone della libertà degli uomini solo chi ne acqueta la coscienza. Col pane Ti si dava una bandiera indiscutibile: l’uomo si inchina a chi gli dà il pane, giacché nulla è piú indiscutibile del pane; ma, se qualcun altro accanto a Te si impadronirà nello stesso tempo della sua coscienza, oh, allora egli butterà via anche il Tuo pane e seguirà colui che avrà lusingato la sua coscienza. In questo Tu avevi ragione. Il segreto dell’esistenza umana infatti non sta soltanto nel vivere, ma in ciò per cui si vive.

F.M. Dostoevskij, I fratelli Karamazov

venerdì 29 novembre 2013

Il poema si intitola Il grande inquisitore; è una cosa assurda, ma voglio fartelo sentire. 7\12

Essi ci ammireranno e ci terranno in conto di dèi per avere acconsentito, mettendoci alla loro testa, ad assumerci il carico di quella libertà che li aveva sbigottiti e a dominare su loro, tanta paura avranno infine di esser liberi! Ma noi diremo che obbediamo a Te e che dominiamo in nome Tuo. Li inganneremo di nuovo, perché allora non Ti lasceremo piú avvicinare a noi. E in quest’inganno starà la nostra sofferenza, poiché saremo costretti a mentire. Ecco ciò che significa quella domanda che Ti fu fatta nel deserto, ed ecco ciò che Tu ricusasti in nome della libertà, da Te collocata piú in alto di tutto. In quella domanda tuttavia si racchiudeva un grande segreto di questo mondo. Acconsentendo al miracolo dei pani, Tu avresti dato una risposta all’universale ed eterna ansia umana, dell’uomo singolo come dell’intera umanità: “Davanti a chi inchinarsi?”. Non c’è per l’uomo rimasto libero piú assidua e piú tormentosa cura di quella di cercare un essere dinanzi a cui inchinarsi.

F.M. Dostoevskij, I fratelli Karamazov

giovedì 28 novembre 2013

Il poema si intitola Il grande inquisitore; è una cosa assurda, ma voglio fartelo sentire. 6\12

Oh, mai, mai essi potrebbero sfamarsi senza di noi! Nessuna scienza darà loro il pane, finché rimarranno liberi, ma essi finiranno per deporre la loro libertà ai nostri piedi e per dirci: “Riduceteci piuttosto in schiavitú ma sfamateci!”. Comprenderanno infine essi stessi che libertà e pane terreno a discrezione per tutti sono fra loro inconciliabili, giacché mai, mai essi sapranno ripartirlo fra loro! Si convinceranno pure che non potranno mai nemmeno esser liberi, perché sono deboli, viziosi, inetti e ribelli.

F.M. Dostoevskij, I fratelli Karamazov

mercoledì 27 novembre 2013

Il poema si intitola Il grande inquisitore; è una cosa assurda, ma voglio fartelo sentire. 5\12

Ricordati la prima domanda: se non la lettera il senso era questo: “Tu vuoi andare e vai al mondo con le mani vuote, con non so quale promessa di una libertà che gli uomini, nella semplicità e nella innata intemperanza loro, non possono neppur concepire, che essi temono e fuggono, giacché nulla mai è stato per l’uomo e per la società umana piú intollerabile della libertà! Vedi Tu invece queste pietre in questo nudo e infocato deserto? Mutale in pani e l’umanità sorgerà dietro a Te come un riconoscente e docile gregge, con l’eterna paura di vederti ritirare la Tua mano, e di rimanere senza i Tuoi pani”. Ma Tu non volesti privar l’uomo della libertà e respingesti l’invito, perché, cosí ragionasti, che libertà può mai esserci, se la ubbidienza è comprata coi pani?

F.M. Dostoevskij, I fratelli Karamazov

martedì 26 novembre 2013

Il volto dell'uomo...

"Il volto dell'uomo guarda dritto verso il destino e diventa percio' anche un appello. Sulla fronte dell'altro non c'è scritto soltanto: tu non mi ucciderai, ma anche: tu non mi lascerai morire solo"
Emmanuel Lévinas

Il poema si intitola Il grande inquisitore; è una cosa assurda, ma voglio fartelo sentire. 4\12

Io torno a non comprendere, – interruppe Alëša, – egli fa dell’ironia, scherza?
– Niente affatto. Egli fa un merito a sé ed ai suoi precisamente di avere infine soppresso la libertà e di averlo fatto per rendere felici gli uomini. “Ora infatti per la prima volta (egli parla, naturalmente, dell’inquisizione) è diventato possibile pensare alla felicità umana. L’uomo fu creato ribelle; possono forse dei ribelli essere felici? Tu eri stato avvertito, – Gli dice, – avvertimenti e consigli non Ti erano mancati, ma Tu non ascoltasti gli avvertimenti. Tu ricusasti l’unica via per la quale si potevano render felici gli uomini, ma per fortuna, andandotene, rimettesti la cosa nelle nostre mani. Tu ci hai promesso, Tu ci hai con la Tua parola confermato, Tu ci hai dato il diritto di legare e di slegare, e certo non puoi ora nemmeno pensare a ritoglierci questo diritto. Perché dunque sei venuto a disturbarci?”.

F.M. Dostoevskij, I fratelli Karamazov

lunedì 25 novembre 2013

Indicibile e senza nome...

"indicibile e senza nome è ciò che fa il tormento e la dolcezza della mia anima e che è anche la fame delle mie viscere"
F. Nietzsche, Così parlò Zarathustra

Il poema si intitola Il grande inquisitore; è una cosa assurda, ma voglio fartelo sentire. 3\12

Infine si accosta in silenzio, posa la fiaccola sulla tavola e Gli dice:
– “Sei Tu, sei Tu?” – Ma, non ricevendo risposta, aggiunge rapidamente: – “Non rispondere, taci. E che potresti dire? So troppo bene quel che puoi dire. Del resto, non hai il diritto di aggiunger nulla a quello che Tu già dicesti una volta. Perché sei venuto a disturbarci? Sei infatti venuto a disturbarci, lo sai anche Tu. Ma sai che cosa succederà domani? Io non so chi Tu sia, e non voglio sapere se Tu sia Lui o soltanto una Sua apparenza, ma domani stesso io Ti condannerò e Ti farò ardere sul rogo, come il peggiore degli eretici, e quello stesso popolo che oggi baciava i Tuoi piedi si slancerà domani, a un mio cenno, ad attizzare il Tuo rogo, lo sai? Sí, forse Tu lo sai”, – aggiunse, profondamente pensoso, senza staccare per un attimo lo sguardo dal suo Prigioniero.
F.M. Dostoevskij, I fratelli Karamazov

domenica 24 novembre 2013

Il poema si intitola Il grande inquisitore; è una cosa assurda, ma voglio fartelo sentire. 2\12

Il popolo si agita, grida, singhiozza; ed ecco in questo stesso momento passare accanto alla cattedrale, sulla piazza, il cardinale grande inquisitore in persona. È un vecchio quasi novantenne, alto e diritto, dal viso scarno, dagli occhi infossati, ma nei quali, come una scintilla di fuoco, splende ancora una luce. Oh, egli non ha piú la sontuosa veste cardinalizia di cui faceva pompa ieri davanti al popolo, mentre si bruciavano i nemici della fede di Roma: no, egli non indossa in questo momento che il suo vecchio e rozzo saio monastico. Lo seguono a una certa distanza i suoi tetri aiutanti, i servi e la “sacra” guardia. Si ferma dinanzi alla folla e osserva da lontano. Ha visto tutto, ha visto deporre la bara ai piedi di Lui, ha visto la bambina risuscitare, e il suo viso si è abbuiato. Aggrotta le sue folte sopracciglia bianche e il suo sguardo brilla di una luce sinistra. Egli allunga un dito e ordina alle sue guardie di afferrarlo. E tanta è la sua forza e a tal punto il popolo è docile, sottomesso e pavidamente ubbidiente, che la folla subito si apre davanti alle guardie e queste, in mezzo al silenzio di tomba che si è fatto di colpo, mettono le mani su Lui e Lo conducono via.

F.M. Dostoevskij, I fratelli Karamazov

sabato 23 novembre 2013

Il poema si intitola Il grande inquisitore; è una cosa assurda, ma voglio fartelo sentire. 1\12

Egli volle almeno per un istante visitare i Suoi figli proprio là dove avevano cominciato a crepitar i roghi degli eretici. Nell’immensa Sua misericordia, Egli passa ancora una volta fra gli uomini in quel medesimo aspetto umano col quale era passato per tre anni in mezzo agli uomini quindici secoli addietro. Egli scende verso le “vie roventi” della città meridionale, in cui appunto la vigilia soltanto, in un “grandioso autodafé”, alla presenza del re, della corte, dei cavalieri, dei cardinali e delle piú leggiadre dame di corte, davanti a tutto il popolo di Siviglia, il cardinale grande inquisitore aveva fatto bruciare in una volta, ad majorem Dei gloriam, quasi un centinaio di eretici. Egli è comparso in silenzio, inavvertitamente, ma ecco – cosa strana – tutti Lo riconoscono. Spiegare perché Lo riconoscano, potrebbe esser questo uno dei piú bei passi del poema. Il popolo è attratto verso di Lui da una forza irresistibile, Lo circonda, Gli cresce intorno, Lo segue. Egli passa in mezzo a loro silenzioso, con un dolce sorriso d’infinita compassione. Il sole dell’amore arde nel Suo cuore, i raggi della Luce, del Sapere e della Forza si sprigionano dai Suoi occhi e, inondando gli uomini, ne fanno tremare i cuori in una rispondenza d’amore. Egli tende loro le braccia, li benedice e dal contatto di Lui, e perfino dalle Sue vesti, emana una forza risanatrice.

F.M. Dostoevskij, I fratelli Karamazov

sabato 16 novembre 2013

Ora si proponeva...

"Ora si proponeva d'abbandonare il castello, e d'andarsene in paesi lontani, dove nessuno lo conoscesse, neppure di nome; ma sentiva che lui, lui sarebbe sempre con sè"
Alessandro Manzoni, I Promessi Sposi

mercoledì 13 novembre 2013

Bisognerebbe restaurare il...

"Bisognerebbe restaurare il più possibile l'abitudine al lavoro in comune. In questi casi si nota che la fierezza propria all'essere umano, invece di portarsi sul suo lavoro personale, si aggrappa all'opera comune, ed egli vi gusta una gioia senza quel senso di superiorità che isola e rattrista."
Jean Guitton, Il lavoro intellettuale

sabato 9 novembre 2013

"prima scambi la nostra..."

Jake: Prima scambi la nostra cadillac con un microfono, poi mi dici un sacco di bugie sulla banda e adesso mi fai tornare dritto dritto in galera.
Elwood: No, non ci prenderanno, siamo in missione per conto di Dio.
dal film, The Blues Brothers di John Landis

venerdì 8 novembre 2013

"addio," disse la volpe...

"Addio," disse la volpe. "ecco il mio segreto. E' molto semplice: non si vede bene che col cuore. L'essenziale è invisibile agli occhi."
"L'essenziale è invisibile agli occhi," ripetè il piccolo principe, per ricordarselo.
"E' il tempo che hai perduto con la tua rosa che ha fatto la tua rosa così importante."
"E' il tempo che ho perduto per la mia rosa..." sussurrò il piccolo principe per ricordarselo.
"Gli uomini hanno dimenticato questa verità. Ma tu non la devi dimenticare. Tu diventi responsabile per sempre di quello che hai addomesticato. Tu sei responsabile della tua rosa..."
"io sono responsabile della mia rosa..." ripetè il piccolo principe per ricordarselo.
Antoine De Saint-Exupèry, Il piccolo principe 

domenica 3 novembre 2013

Siamo dei laici...

"siamo dei laici: cioè delle creature inserite nel corpo sociale, poste in immediato contatto con le strutture della città umana: siamo padri di famiglia, insegnanti, operai, impiegati, industriali, artisti, commercianti, militari, uomini politici, agricoltori e così via; il nostro stato di vita ci fa non solo spettatori, ma necessariamente attori, dei più vasti drammi umani."
Giorgio La Pira, La nostra vocazione sociale

sabato 2 novembre 2013

La certezza senza la ricerca...

"La certezza senza la ricerca non può essere che apparente. Il trionfo senza la testimonianza non può essere che un trionfo imposto."
Emmanuel Mounier, L'Avventura cristiana

venerdì 1 novembre 2013

m'insegnavate...

"m'insegnavate come l'uom s'etterna"
Dante Aighieri, Commedia, Ingìferno XV, 85

giovedì 31 ottobre 2013

Milano spaccata...

"Milano spaccata tra uffici e stazioni
tra fabbriche e chiese tranciate ridendo
passate sul filo di spada e di prua:
la nave dei cani veleggia sicura."

Ivan Della Mea, la nave dei folli

domenica 27 ottobre 2013

Senza "amor"...

Senza "amor" (Dante dice addirittura caritas) niente ordine politico e così pure niente cultura classica, niente filosofia, niente poesia.
Se il nodo che lega in uno i due mondi si stringe nel cuore della persona, allora anche il destino personale diventa qualcosa di estremamente importante. Dante si è posto il problema di quando e quanto convenga parlare di sè.
Hans Urs Von Balthasar, Dante 

venerdì 18 ottobre 2013

Bisogna, anzitutto....

“Bisogna, anzitutto, amare l’inaspettato. Un giorno, un viso s’affaccerà ad una porta, un libro cadrà sotto la sua mano, ascolterà la parola di uno sconosciuto e la sua vita troverà d’un tratto la sua ragione.”
Cesbron, è mezzanotte dottor Schweitzer

lunedì 14 ottobre 2013

Odio gli indifferenti...

"Odio gli indifferenti. Credo come Federico Hebbel che "vivere vuol dire essere partigiani". Non possono esistere i solamente uomini, gli estranei alla città. Chi vive veramente non può non essere cittadino, e, parteggiare. Indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti.
L'indifferenza è il peso morto della storia. E' la palla di piombo per il novatore, è la materia inerte in cui affogano spesso gli entusiasmi più splendenti, è la palude che recinge la vecchia città e la difende meglio delle mura più salde, meglio dei petti dei suoi guerrieri, poichè inghiottisce nei suoi gorghi limosi gli assalitori, e li decima e li scora e qualche volta li fa desistere dall'impresa eroica."
A. Gramsci, Odio gli indifferenti

venerdì 11 ottobre 2013

La nave dei folli...

“La nave dei folli che rompe in letizia la vecchia cultura con nuova allegria e tutto il dolore già trancia sul ferro del grande lucchetto per dare la via al volo finale di tutto l'amore al volo finale della fantasia e ridere al tempo di oggi struttura eletta a potere della borghesia E ancora più bimbi con carta e bandiere guardando diritto il solo pennone faremo la danza dei cani delusi coi pugni serrati per nuova illusione Ma quanto dolore per dare allo svolo di te fantasia un attimo solo La nave dei folli eletta a "ragione" per segno diventa parola e poesia diventa creazione per rivoluzione per l'attimo solo, ma di fantasia diventa creazione per rivoluzione per l'attimo solo, ma di fantasia.”
Ivan della mea, La nave dei folli

venerdì 4 ottobre 2013

Il sovrintendente...

Il sovrintendente allargò le braccia: "che ci vuoi fare è giovane".
"sono giovane anch'io eppure sono qui!"
Guccini-Macchiavelli, Malastagione

martedì 1 ottobre 2013

Stare con la gente...

“Stare con la gente è una cosa bellissima. Ma non mi sembra sociale riunire un mucchio di gente, per poi non lasciarla parlare, non sembra anche a voi? Un'ora di lezione davanti alla TV, un'ora di pallacanestro, o di baseball o di podismo, un'altra ora di storia riassunta o di riproduzione di quadri celebri e poi ancora sport, ma, capite, non si fanno domande, o almeno quasi nessuno le fa; loro hanno già le risposte pronte, su misura, e ve le sparano contro in rapida successione, bang, bang, bang, e intanto noi stiamo sedute là per più di quattr'ore di lezione con proiezioni. Tutto ciò per me non è sociale. È tutt'acqua rovesciata a torrenti, risciaquatura, è, mentre loro ci dicono che è vino quando non lo è.”
R. Bradbury, Fahrenheit 451

lunedì 30 settembre 2013

Tutto è nelle mani...

"Tutto è nelle mani dell'uomo, e tutto egli si lascia scappare sotto il naso, unicamente per vigliaccheria... Questo è ormai un assioma... Curioso, cos'è che la gente teme più di tutto? E' un passo nuovo, una parola nuova che soprattutto essa teme."
F.M. Dostoevskij, Delitto e castigo

giovedì 19 settembre 2013

Provi sentimenti...

"Provi sentimenti" per qualcuno o per qualcosa oltre che per te stesso... o neanche più questo? Senza la forza di un impegno personale, il tuo incontro con il prossimo sarà, nel migliore dei casi, una pura esperienza estetica.
Eppure, anche una tale esperienza monca ti ha messo oggi di fronte a una realtà spirituale che ha svelato la tua sconfinata povertà d'animo."
Dag Hammarskjöld, Tracce di cammino

mercoledì 18 settembre 2013

Merita il potere...

"Merita il potere solo chi ogni giorno lo rende giusto."
Dag Hammarskjöld, Tracce di cammino

giovedì 12 settembre 2013

Tu sei come una terra

"Tu sei come una terra
che nessuno ha mai detto.
Tu non attendi nulla
se non la parola
che sgorgherà dal fondo
come un frutto tra i rami..."
Cesare Pavese, Verrà la morte e avrà i tuoi occhi

mercoledì 11 settembre 2013

So l'ora in cui....

"So l'ora in cui la faccia più impassibile
è traversata da una cruda smorfia:
s'è svelata per poco una pena invisibile.
Ciò non vede la gente nell'affollato corso.

Voi, mie parole, tradite invano il morso
secreto, il vento che nel cuore soffia.
La più vera ragione è di chi tace.
il canto che singhiozza è un canto di pace."
Eugenio Montale, Ossi di seppia

 

mercoledì 31 luglio 2013

Ogni individuo....

"Ogni individuo ha diritto al riposo ed allo svago, comprendendo in ciò una ragionevole limitazione delle ore di lavoro e ferie periodiche retribuite."

Dichiarazione universale dei diritti umani, articolo 24

lunedì 22 luglio 2013

In America....

"<<in America>> dissi <<c'è di bello che sono tutti bastardi>>.
<<anche questa>> fece Nuto, <<è una cosa da aggiustare. Perchè ci deve essere chi non ha nome né casa? Non siamo tutti uomini?>>
<<Lascia le cose come sono. Io ce l'ho fatta, anche senza nome.>>
<< Tu ce l'hai fatta>> disse Nuto, <<e più nessuno osa parlarne; ma quelli che non ce l'hanno fatta? Non sai quanti meschini ci sono ancora su queste colline. Quando giravo con la musica, dappertutto davanti alle cucine si trovava l'idiota, il deficiente, il venturino. Figli di alcoolizzati e di servi ignoranti, che li riducono a vivere di torsi di cavolo e di croste. C'era anche chi li scherzava. Tu ce l'hai fatta>> disse Nuto, << perchè bene o male hai trovato una casa; mangiavi poco dal padrino ma mangiavi. Non bisogna dire, gli altri ce la facciano, bisogna aiutarli.>>"
Cesare Pavese, La luna e i falò


giovedì 18 luglio 2013

Molte volte ho studiato...

Molte volte ho studiato la lapide che mi hanno scolpito:
una barca con vele ammainate, in un porto.
In realtà non è questa la mia destinazione, ma la mia vita.
Poiché l'amore mi si offrì ed io mi ritrassi dal suo inganno;
il dolore bussò alla mia porta
ed io ebbi paura;
l'ambizione mi chiamò,
ma io temetti gli imprevisti.
Malgrado tutto avevo fame di un significato nella vita.
E adesso so che bisogna alzare le vele e prendere i venti del destino,
dovunque spingano la barca.
Dare un senso alla vita può condurre a follia,
ma una vita senza senso è tortura
dell'inquietudine e del vano desidero;
è una barca che anela al mare eppure lo teme.
E. Lee Masters, George Gray, Antologia di Spoon River

mercoledì 17 luglio 2013

Un ribelle si dà alla macchia...

"Un ribelle si dà alla macchia. I suoi partigiani fanno con lui il giuramento di lasciarsi crescere la barba finchè non abbiano abbattuto il tiranno. Alla fine ci riescono. Vittoria! Il nostro uomo prende il potere e tutti si tagliano la barba. Egli regna dunque, spadroneggia, prescrive, proscrive; nei piani concertati con i suoi, prevale la sua volontà sovrana; ma un mattino... Un mattino, egli si accorge che il suo più fedele compagno si lascia crescere la barba. Di nuovo."
G. Cesbron, Diario senza date

martedì 16 luglio 2013

Io sono sicuro dunque...

"Io sono sicuro dunque che la differenza tra il mio figliolo e il vostro non è nella quantità né nella qualità del tesoro chiuso dentro la mente e il cuore, ma in qualcosa che è sulla soglia fra il dentro e il fuori, anzi è la soglia stessa: la Parola."
Lorenzo Milani, A che serve tenere le mani pulite se si tengono in tasca