domenica 2 novembre 2014

Ciò che le radici della vite...

"Ciò che le radici della vite e degli alberi fruttiferi producono deve andar distrutto per consentire ai prezzi di mantenersi alti; e questa è la cosa più triste e più amara di tutte. Vagoni di arance rovesciate negli immondezzai. La gente accorre da grandi distanze per raccoglierle, ma è proibito. Se le si permette di prenderle gratis negli immondezzai, come sperare che la pagherebbe venti cents la dozzina? E i pompieri annaffiano le arance col petrolio, e inviperiti dal rimorso di tanto delitto inviperiscono contro il povero che viene a cogliere i frutti negli immondezzai. Un milione di individui affamati, bisognosi di frutta, e le montagne d'oro spruzzate di petrolio.
E l'odore della marcia appesta il paese. Si brucia il caffè per fornire combustibile ai piroscafi. Si brucia il granoturco per riscaldamento. Si gettano le patate nel fiume, e si mettono le guardie per impedire ai poveri di ripescarle. Si sgozzano i maiali e li si sotterrano e si lascia che il putridume delle loro carni avveleni il suolo. 
Questi sono delitti che trascendono ogni denuncia. Queste sono tragedie cui il pianto non può rendere testimonianza; è un fallimento che annulla le più belle conquiste dell'umanità. La terra è ferace, gli alberi stanno ritti e sani in fila, i tronchi sono robusti, la frutta matura. Ma i bimbi muoiono di pellagra perchè da un'arancia il coltivatore non può trarre profitto; e il coroner scrive sull'atto di more "morto per denutrizione" perchè conviene lasciar marcire la frutta.
I poveri accorrono con le reti per pescare le patate nel fiume, e le guardie li respingono; accorrono nei loro veicoli sgangherati per cogliere le arance, e le trovano imbevute di petrolio. E restano lì, a veder scorrere le patate nel fiume, a sentire gli strilli dei maiali sgozzati nei fossi e sepolti sotto la calce, a osservare le montagne d'oro liquefarsi in putrida broda. E gli occhi dei poveri riflettono, con la tristezza della sconfitta, un crescente furore. Nei cuori degli uomini maturano i frutti del furore e s'avvicina l'epoca della vendemmia."
John Steinbeck, Furore

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